Recensione
King of the Hill

King of the Hill: visiona la scheda del film Da qualche anno se si ha il piacere di vedere un bel thriller o un bel film horror bisogna rivolgere lo sguardo alla Spagna e alla Francia, e anche quando si tratta di produzioni a basso budget (ma ad alto senso registico) sorprese ed emozioni sono spesso garantite.

L’ennesimo esempio è rappresentato da El rey de la montana, ribattezzato in Francia con un titolo, Les Preies, che significa Le Prede, e in USA con King of The Hill: è un ambizioso survival con evidenti punti tematici in comune con Them, altro film francofono, e Funny Games.

Il regista stesso, tal Gonzalo López-Gallego, ha dichiarato che per lui questo film rappresenta un passaggio dal sperimentale al commerciale, ma se non cerchiamo il capolavoro in questa sintetica ora e venti minuti di corsa contro la morte si otterrà una dose di adrenalina, suspense e misteri senza risposta di ottima fattura.

Quim (l’affascinante Leonardo Sbaraglia, visto in Intacto), durante un viaggio attraverso imponenti lande montagnose perde la strada. Quando all’improvviso una raffica di spari di fucile lo colpiranno lui e la sua auto non potrà fare altro che fuggire, senza una direzione precisa e non sapendo chi siano i suoi assalitori.

Imbattutosi in Bea, un’altra vittima di questo incomprensibile gioco al massacro, si avventura nel bosco, ma le sorprese, tutte negative, non sono finite.

Senza un attimo di pausa, pur incentrato sulle vicende di una sola persona (assassini e vittime sono quasi comparse a corredo), King of The Hill avvince e intriga per alcune situazioni inusuali.

Le ambientazioni non sono costituite da prevedibili caverne buie popolate di mostri, o cunicoli sotterranei al di sotto di case borghesi, ma anfratti rupestri pericolosi come trappole per animali (con tanto di plagio-citazione della scena della frattura di The Descent - Discesa nelle tenebre), boscaglie fitte che ora proteggono dagli spari, ora disorientano, precipizi improvvisi e case apparentemente abbandonate.

Quim inoltre non è un eroe: superficiale, impacciato, come tutti i codardi penserà alla propria sopravvivenza voltando anche le spalle a chi lo ha aiutato.

Nessuno dei personaggi conquista le nostre simpatie, le loro azioni quando non prevedibili son prive di motivazioni reali, come nel caso degli assassini, e sembra di assistere alla metaforizzazione di una società in cui i rapporti si formano e disgregano alla velocità della luce, i guardiani sono dei completi idioti, ed ognuno si arrangia come gli è possibile.

E soprattutto l’omicidio è solo un gioco come un altro e le vittime un numero sul tabellone di gara.

Senza voler svelare il twist nel semifinale di King of The Hill, siamo dalle parti di una versione meno villica e brutale di quello di Them, ma altrettanto raggelante, aggiornata ai tempi degli shooter e dei cellulari (scontata in tal senso la sequenza in soggettiva dalla canna del fucile).

El rey de la montana non offre di nuovo da un punto di vista morale e tematico, ma la regia di López-Gallego ci regala paesaggi che diventano immense gabbie, impietosi primi piani di disperazione e il contrasto mirabile tra la bellezza della natura e la totale incomprensibilità e pochezza dell’animo umano.


Recensione originariamente apparsa su +LoveIsTheDevil+, il blog ufficiale di Lenny Nero.


Titolo: King of the Hill
Titolo originale: El Rey de la Montaña
Nazione: Spagna
Anno: 2007
Regia: Gonzalo López-Gallego
Interpreti: Leonardo Sbaraglia, María Valverde, Pablo Menasanch, Francisco Olmo, Manuel Sánchez Ramos

Recensione del film King of the Hill
Recensione scritta da: Lenny Nero
Pubblicata il 01/10/2008


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