Recensione Novella
La lotteria

Libri > Recensioni > La lotteria, di Shirley Jackson, edito da Adelphi nel 2007 al prezzo di 8.00 euro. Leggi la trama.

Clicca per leggere la scheda editoriale di La lotteria di Shirley Jackson Ottimamente tradotti da Franco Salvatorelli, i quattro brevi racconti selezionati per questo volumetto avrebbero forse richiesto miglior collocazione, in una più ampia e curata raccolta che non le ottantadue ben allargate pagine di testo della Piccola Biblioteca Adelphi.
D’accordo, contare le quaranta battute per ventisette righe di ogni pagina sarà pure stato un eccesso di pignoleria, ma si tenga conto della “genovesità” di chi scrive in rapporto agli otto Euro del prezzo di copertina: non male per quattro titoli. Nessuno dei quali risulta fra l’altro inedito, né di particolare rarità, ognuno già apparso in Demoni amanti (Mondadori, 1991) mentre i due principali ricorrono in più di un’antologia di genere. Parlando di cura, inoltre, l’assenza di un qualsivoglia apparato critico non può quindi giustificarsi con questioni di spazio. Qualche parola sull’autrice, non troppo conosciuta in Italia, meritava di essere spesa.

Scomparsa nel 1965 a soli quarantotto anni, Shirley Jackson ha dato un contributo non indifferente alla letteratura americana, divenendo popolare per un certo periodo con autobiografici ritratti di vita familiare, ma soprattutto con una serie di racconti e romanzi sottilmente fantastici, sempre inquietanti sul filo di un “gotico americano moderno” che spiazza il lettore giocando sull’apparenza e sul velo della percezione.
Raramente le sue opere fanno aperto uso del soprannaturale, come nel romanzo The Haunting of Hill House (1959), pubblicato in italia come La casa degli invasati (Siad 1979; Mondadori 1989, 1993 e '98) e L’incubo di Hill House (Adelphi, 2004), celebre anche per le riduzioni cinematografiche del memorabile Gli invasati nel 1963 e dello spettacolare ma deludente Haunting — Presenze nel 1999.

Della scelta di racconti nel libro, La lotteria (The Lottery) è certo il più noto: l’estrazione a sorte che coinvolge una comune cittadina della tranquilla provincia americana rivela, pagina dopo pagina, un quadro sempre meno comune e tutt’altro che tranquillo, del tutto realistico, eppure fantastico nel lasciare inspiegati gli eventi fra aberrazioni occulte e possibile realtà alternativa. Pubblicato, non senza iniziale perplessità, su una rivista popolare come The New Yorker (il 28 giugno del 1948, benché in quarta di copertina si parli di 1949), il racconto suscitò un vespaio di reazioni e proteste, in parte poi raccolte nel volume Come Along With Me (1968), da parte di lettori sorpresi, scandalizzati, o spaventati dalla pur vaga eventualità che certe cose potessero “davvero succedere”.

Segue Lo sposo (The Daemon Lover, 1949), in altre edizioni tradotto come Il demone amante senza così perdere l’originale riferimento a una ballata popolare scozzese che, appunto, vede protagonista il diavolo. Una donna, non più giovanissima, attende invano lo sposo nel giorno delle nozze, inseguendone affannosamente le tracce in una ricerca sempre più desolata e disperante tra vicini, negozianti e passanti che forse lo hanno visto e forse no; che la compatiscono e, sommessamente, deridono. Surreale ricerca che condurrà soltanto davanti a una porta chiusa, che mai si aprirà, lasciandone irrisolto il mistero. Nessun elemento fantastico nemmeno qui: solo il sospetto… l’incertezza su ciò che stia in effetti accadendo; sulla realtà che, angosciosamente, attorno alla protagonista si disgrega.

Concludono i due brevissimi Il colloquio (Colloquy, 1944) e Il fantoccio (The Dummy, 1949). Un bozzetto di alienazione e incomunicabilità il primo, mentre il secondo vede due distinte signore a cena in un locale in cui si fa spettacolo, testimoni di intemperanze da parte del pupazzo di un ventriloquo, quasi trovasse voce propria al termine dell’esibizione. Poco più che istantanee di sinistra quotidianità, entrambe le storie ancora sospese tra il soggettivo e il reale.

Il critico S.T. Joshi parla di “orrore domestico” nel definire le rarefatte tematiche weird della Jackson. Fantastiche o no, le sue storie sono pervase da un’atmosfera di estraniante irrealtà; una visione di misantropia nichilistica, non priva di humor, che la rende in qualche modo affine al più sardonico predecessore californiano Ambrose Bierce.

Fra i racconti di Shirley Jackson, in buona parte già apparsi in Italia, ci sono ancora piccoli capolavori di horror psicologico quali The Summer People (1950), in italiano I villeggianti o Gente d'estate. Dei romanzi, We Have Always Lived in the Castle (1962) è la claustrofobica vicenda di due cugine isolate nell’ombra di un oscuro passato; uscito per Mondadori nel ’91 come Così dolce, così innocente, il libro è annunciato in una nuova edizione presso la stessa Adelphi.

Mancano all’appello The Sundial (1958), l’incompiuto Come Along With Me (1965) pubblicato postumo nell’omonima raccolta, e diverse altre opere mainstream o di difficile collocazione che mantengono la stessa tipica impronta allucinatoria, fondamentalmente cinica e a volte ferocemente satirica della scrittrice.

Per chi volesse leggere o scaricare da web il racconto La lotteria, la medesima traduzione utilizzata per questo volume è da tempo disponibile on line sull’Archivio 2001 del sito di Adelphiana: www.adelphiana.it.


Recensione originale apparsa su In Tenebris Scriptus, il blog ufficiale di Andrea Bonazzi.

Recensione del libro La lotteria
Recensione scritta da: Andrea Bonazzi
Pubblicata il 17/12/2007

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