Ted Bundy (pagina 6)

Ted Bundy: Nuovo processo e condanna a morte

Inizialmente Ted Bundy diede un nome falso alla polizia di Pensacola, ma presto la sua vera identità venne fuori. Era stato aggiunto alla lista dei dieci criminali più ricercati d'America redatta dall'FBI.

Fu accusato degli omicidi delle ragazze della Chi Omega e di quello di Kimberly Leach.
Cercò di nuovo di fare dei giochetti, chiedendo che il giudice prima e il suo team difensivo poi, fossero sostituiti. Entrambe le mozioni furono rifiutate.

Il processo per gli omicidi della casa delle Chi Omega si tenne quasi un anno dopo, nel 1980. La difesa chiamò a testimoniare anche Louise Bundy, durante la cui deposizione Ted si mise a piangere.
Ma le impronte dentarie sui cadaveri furono una prova troppo evidente della sua colpevolezza.

Nel tentativo di avere un testimone schiacciante in meno, Bundy si avvantaggiò di una legge della Florida per cui qualunque dichiarazione di matrimonio alla presenza degli ufficiali della corte era ritenuta valida e legalmente vincolante: propose alla sua ragazza attuale, Carol Ann Boone, una vecchia compagna di università, di sposarlo. Lei accettò e divenne sua moglie.
Poche ore più tardi arrivò la sentenza di morte.

Il giudice Edward Cowart pronunciò queste parole nella sentenza:
«È stabilito che siate messo a morte per mezzo della corrente elettrica, che tale corrente sia passata attraverso il vostro corpo fino alla morte. Prendetevi cura di voi stesso, giovane uomo. Ve lo dico sinceramente: prendetevi cura di voi stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Siete un giovane brillante. Avreste potuto essere un buon avvocato e avrei voluto vedervi in azione davanti a me, ma voi siete venuto nel modo sbagliato. Prendetevi cura di voi stesso. Non ho nessun malanimo contro di voi. Voglio che lo sappiate. Prendetevi cura di voi stesso».

Ted Bundy, foto all'arresto nel 1980


Ted Bundy: L'epilogo

Durante le visite coniugali in carcere, Carol rimase incinta e nell'ottobre del 1982 diede alla luce una bambina. In seguito lei e Ted non ebbero più rapporti.

Bundy continuò a sostenere la propria innocenza e cominciò a richiedere una serie estenuante di appelli.
Nel 1986 riuscì a evitare l'esecuzione della pena capitale per due volte. Negli anni di carcere, si tenne in contatto epistolare con Ann Rule e offrì la propria assistenza e consulenza agli investigatori che si occupavano del caso del Green River Killer, assassino seriale dello stato di Washington.

Il 17 gennaio 1989 fu proclamata la sentenza definitiva di morte.
Ted e i suoi avvocati proposero alle famiglie delle vittime di richiedere la proroga di altri tre anni per l'esecuzione affinché Bundy avesse il tempo di confessare gli altri omicidi. Nonostante molti non conoscessero il destino di figlie, sorelle e nipoti, tutte le famiglie rifiutarono.

Alle 7.06 del 24 gennaio 1989, Theodore Robert Bundy fu giustiziato con una scarica di oltre 2.000 Volt, che attraversò il suo corpo per dieci minuti. Fu proclamato morto alle 7.16 del mattino.

Con una procedura insolita, il suo corpo fu cremato e le ceneri sparse sulle Taylor Mountains dello stato di Washington, dove i resti di molte sue vittime erano stati scoperti.

Ted Bundy, il killer delle studentesse intervistato

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