Libri > Recensioni > La verità sul caso Harry Quebert, di Joël Dicker, edito da Bompiani nel 2013 al prezzo di 19,50 euro. Leggi la trama.
La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker può esser letto come un romanzo d’amore classico che, altrettanto classicamente, è costretto ad assumere i toni e gli accenti della tragedia: si tratta di un destino comune a qualunque testo che s’incentri sull’eros inteso come passione aurorale, da Romeo e Giulietta fino a Piattaforma, e poco importa se nel primo caso a far precipitare gli eventi sono le faide familiari e nel secondo un attentato terroristico.
Per parte sua Dicker, con una felicità e facilità di scrittura che non gli evita ingenuità ed errori anche grossolani (gli insegnamenti di Harry a Marcus e la caratterizzazione della madre del protagonista sono insopportabili), sceglie un’assai convincente trama gialla compenetrata nella passione di Harry e Nola, già a priori socialmente inaccettabile a causa dei trentaquattro anni di lui e dei quindici di lei.
Come che sia, all’amore aurorale è essenziale trovare un ostacolo, beninteso esterno, che funzioni da alibi per impedirne la compiuta realizzazione nel quotidiano. Soltanto a questo prezzo, infatti, esso resta quel che è: ricordo e insieme promessa del paradiso, illusione per i futuri amanti e per tutti noi.
In La verità sul caso Harry Quebert stupirà forse che proprio i brani amorosi tratti da uno dei romanzi immaginari inseriti nel testo siano all’apparenza assai deboli e retorici, ma in questo caso è inutile tentare di scovarvi un difetto dell’autore: quando si tratta di passione corrisposta il cliché nasce perché, per parafrasare Tolstoj, si è felici tutti in maniera simile e dunque la frase fatta in questi casi è un bene, e non un luogo, comune.
Occorre aggiungere che l’uso dei brani tratti da romanzi scritti dai personaggi non è affatto decorativo o estetizzante, ma semmai indispensabile per lo svolgimento della trama, in cui i misteri da risolvere non sono soltanto quelli relativi alla scomparsa di Nola.
Quanto al momento della ricostruzione del crimine, ci troviamo di fronte a uno dei passi migliori del libro: la violenza diviene insopportabilmente realistica perché in fin dei conti non premeditata. Persuade nella sua escalation come un documento cronachistico e proprio attraverso essa diventa a noi più prossima.
Passo dopo passo la situazione sfugge progressivamente di mano, il sangue va al cervello, si sragiona e un errore tira l’altro, fino all’esito fatale. Immedesimandoci nei simulacri neri che si agitano sulla pagina, con progressivo smarrimento arriviamo a temere che qualcosa di simile accada anche a noi.
A proposito d’immedesimazione: Dicker, nonostante la giovane età (è nato nel 1985), dimostra qualità di romanziere di razza anche attraverso la capacità di mettersi nei panni di personaggi ben più maturi di lui offrendo proprio attraverso due di essi una via d’uscita all’amore aurorale, o forse semplicemente un suo simmetrico contraltare.
Mi riferisco al rapporto coniugale fra il signore e la signora Quinn: all’inizio pare che la donna tiranneggi il marito al livello stilizzato di una barzelletta, ma nel momento in cui Robert viene a conoscere la vita più segreta di Tamara si rende conto di quanto lei lo ami e sia però incapace di dimostrarlo: una sorta d’impotenza sentimentale dipinta attraverso dettagli concreti molto più persuasivi di qualunque teoria e che, pur nel dramma questa volta tutto interno alla coppia, lascia aperto uno spiraglio ad una realistica soluzione purgatoriale attraverso l’aiuto che Tamara cerca nel dottor Ashcroft.
Tutto sommato, non poco per un gradevole prodotto d’intrattenimento.
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