Punto di non ritorno (Event Horizon), il terzo film del discusso Paul Anderson, apre con un incipit classico del cinema di fantascienza, tanto che nei primi minuti potrebbe assomigliare tranquillamente, protagonisti esclusi, a un qualunque episodio di Star Trek.
Col progredire della vicenda ci si accorge però che l’ambientazione fantascientifica è soltanto una patina, sotto la quale si nasconde un vero e proprio horror a tutti gli effetti.
E per fugare ogni dubbio in merito, non vengono lesinati i momenti truculenti: il livello di splatter è piacevolmente elevato (efficacissimi gli effetti speciali curati da Richard Yuricich), nonostante si sia reso necessario tagliare ben 20 minuti di pellicola per poter ammettere il film alla proiezione nelle sale cinematografiche. Inutile dire che un’eventuale edizione in DVD della Director’s Cut da tempo promessa dallo stesso Anderson farebbe la felicità di tutti gli amanti del gore.
Punto di non ritorno risente, però, di un’evidente mancanza di originalità: il senso di dejà vu pervade in lungo e in largo la trama con richiami che partono da Solyaris, passano per Aliens: Scontro Finale e Allucinazione Perversa, fino ad arrivare a Hellraiser - Non ci sono limiti, probabilmente il più "saccheggiato". Lo stesso funzionamento del “sistema di gravità” che costituisce il propulsore della nave scomparsa non può non ricordare quello della scatola di Lemarchand. Entrambi, poi, sono un varco verso l’inferno.
Dello stesso difetto soffre anche il finale, piuttosto scontato. La regia senza infamia e senza lode di Anderson non riesce a colmare queste lacune, che vengono, invece, se non nascoste, almeno oscurate dalla claustrofobica bellezza delle scenografie (la Event Horizon è stata modellata sulla Cattedrale di Notre Dame) e dalla buona vena interpretativa dei due protagonisti.
Laurence Fishborne, il futuro Morpheus della trilogia di Matrix, è determinato, pronto all’azione e tutto d’un pezzo anche quando è costretto a recitare con indosso una tuta spaziale pesante oltre venti chili. In ancor più splendida forma il bravo Sam Neill, ancora evidentemente reduce dai fasti de Il Seme della Follia.
Punto di non ritorno è stato molto criticato e ha deluso anche al box office, finendo con l’essere additato immeritatamente come un flop. Pare più giusto considerarlo, come è stato definito da qualcuno, un costoso b-movie, che pur peccando di originalità, non annoia e si rivela maledettamente divertente.
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