Intervista a Maurizio Campisi: dalla Costa Rica, tra avventura, giallo e denuncia

Libri > Interviste > LaTelaNera.com ha fatto una lunga chiacchierata con Maurizio Campisi, italianissimo giornalista, musicista e scrittore di casa da anni nel Centro America

Intervista a Maurizio Campisi: dalla Costa Rica, tra avventura, giallo e denuncia Corrispondente in passato per differenti riviste italiane e straniere, Maurizio Campisi si è da tempo trasferito in Costa Rica, dove mette quotidianamente a frutto la sua conoscenza sulle problematiche latinoamericane collaborando con la Radio Televisione Svizzera e pubblicando articoli sul suo blog Eldorado.

Ha pubblicato negli anni scorsi alcuni saggi e reportage su varie questioni "scomode" legate al Centroamerica e più recentemente si è dedicato anche alla scrittura di narrativa.

Da qualche mese è diventato anche un collaboratore di LaTelaNera.com (trovi altri dettagli su di lui sulla sua pagina autore), in occasione dell'uscita del suo nuovo romanzo Il Patto dei Gentiluomini non potevamo lasciarci scappare l'occasione di approfondire la sua conoscenza.


[LaTelaNera.com]: Maurizio, da Rivoli alla Costa Rica è un bel salto, cosa ti ha portato a vivere e lavorare in questo stato centroamericano, uno tra i più "sognati" in assoluto in Italia?
[Maurizio Campisi]: La consapevolezza che l’Italia era un "vuoto a perdere", un paese che non sarebbe stato in grado di garantire un futuro alle nuove generazioni. Oggi, a disastro consumato, tutti gridano allo scandalo, ma questa situazione di stallo, provocata dai mali endemici della nostra società, era ben delineata già venti anni fa, all’epoca in cui decisi di cambiare vita. Invece di reagire, si è preferito chiudere gli occhi e se oggi abbiamo questo Paese è perché ce lo siamo meritati. La scelta della Costa Rica è avvenuta per una questione di affinità: è una nazione senza esercito, con vocazione ambientalista ed una grande tradizione democratica. Per non parlare dell’eterogeneità di genti e nazionalità, che rende il dialogo stimolante e composito.

La copertina del CD Eldorado di Maurizio Campisi[LTN]: In questo paese hai trovato l'Eldorado di cui canti nel tuo primo omonimo album solista?
[MC]: Credo che l’Eldorado non sia un luogo necessariamente fisico. È il luogo della nostra felicità, del nostro equilibrio. Certo, la fisicità può essere una componente importante, ma in fin dei conti l’Eldorado è un posto dell’anima.

[LTN]: Nel tuo libro Centroamerica - Reportages tratti delle contraddizioni esistenti nei paesi centroamericani, vera e propria "cerniera tra nord e sud" di nazioni, culture e situazioni molto differenti. Ce ne racconti una particolarmente significativa per un artista come te?
[MC]: Le contraddizioni sono ovunque e visibili a tutti. A Panama, per esempio, si sta ampliando il Canale, una mega opera esaltata sui mezzi di comunicazione, ma sulla quale pesa il destino di migliaia di indigeni che vengono cacciati dalle loro terre. O le grandi fortune dell’Honduras, costruite sull’arbitrarietà e la violenza dei grandi gruppi di potere. Dietro il benessere, c’è sempre una storia di sfruttamento.

[LTN]: E la situazione dell'America Meridionale non è certo migliore. Nel tuo recente Pelle di Serpente dipingi un ritratto delle dinamiche politiche, sociali e economiche che affliggono l’America Latina senza lenire le profonde delusioni e amarezze che un lettore sensibile non potrà che percepire.
[MC]: In America Latina è in atto un bluff. In Europa c’è molto entusiasmo su quello che sta succedendo in paesi come Venezuela, Brasile o Nicaragua. Si tratta però di una finzione. Non c’è assolutamente nulla di nuovo nelle politiche riformiste o progressiste, come si vogliano chiamare, di questi governi. Lo scopo, alla fine, è sempre lo stesso: lo sfruttamento. Il Brasile sta distruggendo l’Amazzonia, il Venezuela si sostiene solo grazie al petrolio, il Nicaragua ha deciso di sventrare il proprio territorio per la costruzione di un canale. Cosa c’è di nuovo? Non c’è assolutamente nessuna differenza tra i governi di destra che a Panama scacciano dalle loro terre gli indigeni per garantire l’approvvigionamento idrico della capitale o un Daniel Ortega che consegna ai cinesi l’usofrutto di mezzo Nicaragua. Le attuali politiche delle tanto decantate sinistre latinoamericane sono il preambolo per un nuovo disastro sociale ed ambientale.

La copertina del romanzo Il Segreto di Julia di Maurizio Campisi[LTN]: Giornalista, musicista, saggista, blogger. E ora anche romanziere. A cosa si deve questa "svolta"?
[MC]: Forse alla maturità sopraggiunta con l’età. Canzone e romanzo, comporre musica e scrivere, sono due cose bellissime. Se tracciamo una linea del tempo, direi che rispecchiano ognuna un momento della vita: la prima si identifica con la gioventù, la seconda con la maturità. La canzone è immediata, in tre minuti può arrivare diritta al nocciolo della questione ed entusiasmare. È figlia dell’irruenza propria della giovane età. Il romanzo è riflessione, porta con sè un lungo cammino interiore. Credo che, a questo punto, sia arrivato per me il momento di soffermarmi di più sui significati, di esplorare l’interiorità e la narrativa mi offre questa possibilità.

[LTN]: Il tuo primo romanzo Il Segreto di Julia, è ambientato in Nicaragua. Il suo protagonista, l'intendente Rodrigo Navarra è un ex comandante rivoluzionario. Quanto lunga è l'ombra di Augusto César Sandino su questa tua opera e sul tuo personaggio?
[MC]: Navarra è un idealista proprio al pari di Sandino. Non a caso da giovane ha combattuto nella rivoluzione ed ha creduto, in quella maniera, di poter cambiare lo stato delle cose. L’idealismo della gioventù ha però lasciato posto alla disillusione della maturità, di fronte ad una rivoluzione che ha tradito sè stessa. Lo stesso Sandino, nel corso della sua storia, ha provato sulla propria pelle e quindi pagato con la vita il frutto dei tradimenti e se vogliamo approfondire esiste proprio un percorso parallelo tra il Generale degli uomini liberi e Navarra. Nemmeno Sandino - come Navarra - riconoscerebbe il sandinismo odierno con quello degli inizi. Da questo punto di vista, l’intendente è un sopravvissuto. Starebbe bene negli anni Ottanta con l’AK 47 in mano a repellere le incursioni della Contra, ma nei nostri giorni risulta fuori luogo perché vive in un mondo diverso da quello che aveva immaginato.

La copertina del romanzo Il Patto dei Gentiluomini di Maurizio Campisi[LTN]: Da un paio di mesi è uscito Il Patto dei Gentiluomini, secondo romanzo con protagonista Navarra, questa volta ambientato in Costa Rica. Ambientazione a parte, quali altre differenze vi sono tra le due opere?
[MC]: Navarra è un bravo investigatore, ma è un uomo in caduta libera. Se ne Il Segreto di Julia ha ancora qualche legame affettivo che lo mantiene a galla, nel Patto dei Gentiluomini la sua caduta si fa più evidente e lo vediamo dalla maniera in cui si lascia trascinare dagli avvenimenti, quasi per inerzia. Navarra è un uomo che non trova il proprio posto nel mondo e l’unica cosa che lo tiene ancorato alla quotidianità è quel poco senso di giustizia che gli è rimasto e che ritiene di dover rappresentare. Una giustizia anche questa idealizzata, che esula da quella ordinaria. Anche se riesce sempre a scoprire i colpevoli, i suoi nemici, i criminali, sono dei potenti che cadono sempre in piedi, protetti dal potere. E quando cadono davvero è perché il potere ha deciso di liberarsene, non certo perché un tribunale li abbia condannati.

[LTN]: Il centroamerica e i suoi argomenti "scomodi" faranno sempre da sfondo alle avventure di Navarra?
[MC]: Le storie dell’intendente Navarra sono un pretesto per raccontare l’America Latina, per poter toccare in maniera più dettagliata quegli argomenti che ho narrato nei miei reportage e che, sotto la veste di un romanzo, possono magari riuscire ad arrivare ad un pubblico meno specializzato e curioso, appassionandolo a un tema suggestivo e interessante. Navarra si muove nel Centroamerica dei narcotrafficanti, delle rivoluzioni incompiute, del sottosviluppo, dei paradisi tropicali, delle illusioni dei facili guadagni e degli sfruttamenti. È un mondo vero, dove non invento quasi nulla e in alcuni personaggi - debitamente camuffati - si possono riconoscere persone e fatti reali.

[LTN]: Sulla scia della "realtà camuffata da narrativa" dove si collocano i tuoi articoli legati ai serial killer sudamericani? Hai collaborato con il nostro portale realizzando alcuni dei dossier più approfonditi e apprezzati in circolazione (Pedro Nakada, Daniel Camargo Barbosa, Luís Alfredo Garavito), cosa ti ha spinto a trattare di un argomento simile?
[MC]: Con la serie dell’intendente Navarra ho voluto affrontare il genere nero perché mi dà la possibilità di approfondire i temi centroamericani, di penetrare a fondo la società, con i suoi lati positivi e negativi. Il serial killer è la rappresentazione estrema del male in una società e la esplorazione degli aspetti del suo attuare e della sua psiche contorta è un tema senza dubbio intrigante dal punto di vista narrativo. Come storico, poi, mi interessa verificare, attraverso questi dossier, la solidità di una teoria nera che attraversa la storia latinoamericana dalle società pre-colombiane ai giorni nostri, passando dai conquistadores all’epopea di Simón Bolívar, dalle "pacificazioni" indigene ai rigurgiti dittatoriali e repressivi, agli eccidi del narcotraffico.

[LTN]: La tua carriera di autore di narrativa è "solo in italiano" o pubblichi anche in lingua spagnola?
[MC]: Ho fatto per anni il corrispondente per giornali latinoamericani e lo spagnolo è la lingua che parlo ogni giorno. Ciononostante, al momento di scrivere narrativa preferisco l’italiano. Credo sia una scelta inconscia e che si sia collegata al fatto che, in fin dei conti, l´italiano è la lingua con la quale mi sento più comodo per raccontare certe situazioni.

La foto dell'intervista all'autore Maurizio Campisi

[LTN]: Cosa ti ha portato a pubblicare con VandA ePublishing e come ti trovi con questa casa editrice?
[MC]: VandA è stata la prima casa editrice in Italia a puntare esclusivamente sul digitale. Per me è stato fondamentale l’aver partecipato sin dall’inizio a questa esperienza, che è un ponte verso il futuro dell’editoria. Ritengo che sia però vitale sapere indirizzare l’editoria digitale, per poter raggiungere quegli obiettivi che quella tradizionale non può conseguire -soprattutto in Italia, ma anche in Spagna, per esempio - per evidenti limiti di organizzazione e di mentalità. Credo che la buona letteratura, così come la buona musica, oggi non possa passare attraverso le grandi case editrici, per il semplice fatto che queste hanno sposato la causa della mediocrità.

[LTN]: Si dice che in Italia ci siano più scrittori che lettori. E in Costa Rica? Com'è la realtà editoriale in questa nazione?
[MC]: Questo fa parte dell’innata quanto esagerata autostima degli Italiani: tutti politici, tutti artisti, tutti allenatori di calcio. In generale, in America Latina, la gente riconosce i propri limiti e si interessa di quello che sa fare. La Costa Rica non fa eccezione. Esiste un gruppo di validi scrittori (Rafael Ángel Herra, Tatiana Lobo, Rodolfo Árias per esempio) il cui lavoro è notevole ma è purtroppo sconosciuto ai lettori in lingua italiana. Sembra illogico in questa epoca di facile comunicazione, eppure la lingua è diventata un ostacolo per uno scrittore che voglia farsi conoscere. Questo succede perché la maggioranza delle case editrici non rischia più, va sul sicuro pubblicando "letteratura per greggi" senza dedicarsi al lavoro di ricerca e di scoperta. In questa maniera, molte realtà nazionali sono diventate dei compartimenti stagni, sconosciute ai più e questo ci fa ignoranti e provinciali.

[LTN]: Progetti su cui stai lavorando al momento?
[MC]: Il terzo volume di Navarra è quasi pronto. In ebook, naturalmente, così come Mambo di mezzanotte, un romanzo noir ambientato in Costarica con cui voglio provare l’esperienza del self-publishing. Il segreto di Julia, la prima avventura dell’intendente Navarra - già disponibile in ebook -, uscirà invece in cartaceo a giugno per la Robin Edizioni.


Intervista a Maurizio Campisi: dalla Costa Rica, tra avventura, giallo e denuncia
Intervista realizzata da: Alessio Valsecchi
Pubblicata il 14/01/2015

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