Il Tirasciatu: il succhiarespiro che uccide i neonati

Il sauro Chalcides Ocellatus è conosciuto in Sicilia come Tirasciatu ed è al centro di una leggenda metropolitana

Le storie sul Tirasciatu, il succhiarespito che uccide gli infanti

Il Chalcides Ocellatus (nome comune “Gongilo”, classe rettili, ordine degli squamati, famiglia dei scincidi) è un sauro molto diffuso nel sud Italia e nel Nord Africa, completamente inoffensivo e con un’alimentazione a base principalmente d’insetti.
Nelle diverse regioni è conosciuto con altri appellativi.

Particolare, per esempio, la denominazione “tirasciatu” (succhiarespiro) tipica della Sicilia, dovuta a un’inquietante diceria, tramandata da secoli.
Secondo la leggenda metropolitana sembrerebbe che questa tipologia di lucertola, attirata dall’odore del latte, entri nelle bocche dei lattanti, soffocandoli.

Quest’idea è doppiamente assurda.
Oltre al fatto che il gongilo, come già detto, si nutre d’insetti, c’è un altro fattore da considerare: i rettili, non possedendo gli enzimi necessari a digerire il galattosio, non mangiano latticini.

Il Tirasciatu: origini storiche e culturali

Il motivo dei rettili nella culla, in effetti, è molto antico, e rientra nel motivo, ancora più diffuso, delle creature che portano via i bambini.
Siano gnomi, fate o folletti, in tutte le culture c’è qualche essere malvagio che viene a portarci via i bambini mentre riposano nelle loro culle.

Ogni cultura, ogni persona, cerca i suoi modi per esorcizzare la morte.
E se è difficile accettare quella di una persona anziana, che ha vissuto la sua vita e la cui morte ne è il semplice coronamento, ancora più difficile sarà comprendere il perché della morte di un bambino.

Chalcides Ocellatus, un bel primo piano
foto: un Chalcides Ocellatus nel dettaglio | photo credit: forum canoniani.it.


Soprattutto perché, talvolta, una spiegazione non c’è.
Come nel caso della SIDS (sindrome da morte improvvisa del lattante), per la quale non si ha ancora una risposta scientifica.

Bisogna inventare qualcosa di malvagio, per comprendere una cosa del genere. E se si pensa che una percentuale dei casi di SIDS si sono rivelati degli infanticidi, la situazione si rivela ancora più controversa.

Per ritornare all’antichità dell’associazione culla/rettile, possiamo dare un’occhiata nella mitologia greca, quando la dea Era, volendo punire Zeus per l’ennesimo tradimento, mandò due serpenti velenosi nella culla del figliastro Eracle (Ercole, nella mitologia romana), per ucciderlo.
E anche se egli, essendo un eroe, riuscì a sconfiggerli, i serpenti furono un’anticipazione della sua vita, e della sua morte.
Eroe in conflitto con i mostri per antonomasia, infatti, Eracle sarà ucciso dal veleno di un altro rettile (l’Idra di Lerna), che aveva precedentemente ucciso.

Un Tirasciatu, scatto ravvicinato
foto: uno scatto ravvicinato di un Tirasciatu | photo credit: Wikipedia Espana.


Anche il motivo dei rettili e del latte è molto conosciuto.
Svariate leggende parlano di vipere (o altri tipi di rettili, in base alle specie presenti nel luogo) che si attaccano alle mammelle delle mucche, altre raccomandano alle donne di non allattare nei boschi. C’è chi crede che, per catturare un serpente, bisogna attirarlo con una scodella di latte, e si dice che gli inglesi, in India, mettessero serpi a custodia dei loro bambini, ricompensandole con ciotole di latte.

Per concludere questo excursus bambini/rettili, un’ultima leggenda metropolitana parla di un bambino che pesca in riva a un fiume.
Interpellato da due poliziotti di passaggio sull’andamento della pesca, si lamenta perché i vermi non attaccano bene.
Ma quando i poliziotti ritornano lo trovano steso a terra, e anche se cercano di soccorrerlo è ormai tardi: nel secchio delle esche, al posto dei vermi, c’erano dei piccoli serpenti velenosi...


foto: esemlari di Chalcides Ocellatus | photo credit: Coluber dal forum naturamediterraneo.com.

Un groppo in gola

Un racconto di Noemi Turino ispirato alla leggenda metropolitana del Tirasciatu


«L’ho visto strisciare fuori dalla porta, ti dico!» dichiarò Agata «Un guizzo e non c’era più. Tutti lo sanno. Ad un amico di Giacomo è morto un figlio, è stato lo stesso mostro».
Nando sospirò, stanco.
Tentò di farla ragionare «Non eravamo lì. Non sappiamo cos’è successo al figlio dell’amico di tuo cugino, no? I bambini, a volte, muoiono e non c’è una spiegazione, si chiama…».
«SIDS, SIDS, SIDS!» strillò lei «Non fate che ripeterlo».
La abbracciò, accarezzò con la punta del naso i suoi capelli.
«I dottori, gli psicologi, tu» continuò lei «Che ne sapete, eh? Lo sapete?».
Nando strinse forte, sperando di calmarla.
«Non lo sapete! Io ero lì!» urlò ancora sua moglie.
Ansimava.
«Tu eri lì?» domandò, acida.
«Ssssst» sussurrò lui, dolce.
«Non eri lì!» gridò Agata, scostandosi con gli occhi spalancati «E ora ssssst? Sibili come quel mostro, ora? Io ero lì!».
Sudden infant death syndrome.
Sindrome da morte improvvisa del lattante.

Agata controllava le truppe, pronte alla caccia.
«Apri la bocca, Taddeo!» diceva.
E quello spalancava le fauci, obbediente.
Lei annusava e annuiva.
«Molto bene».
Un buffetto sulla testa di Taddeo, che sorrideva.
Passava a Carmelo, quello apriva la bocca, lei annusava.
«Ben fatto, Melo».
Ed era il turno di Alfio.
Una bocca si apriva, due narici l’ispezionavano.
«Hai bevuto latte!» esclamava, adirata «Fila a casa, per oggi sei sospeso».
Il soldato si allontanava a testa bassa.
Agata passava al successivo.

Perdere un figlio che non ha ancora imparato bene il sorriso.
Un figlio che storpia qualche suono ma ancora non riesce a chiamarti “papà”.
Michele aveva trascorso più mesi in grembo, di quanti ne avesse vissuti fuori.
Nando aveva sposato Agata perché rideva sempre.
Scivolava tra le cose brutte della vita, la sua mente sembrava fatta di una consistenza diversa.
Aveva subito maltrattamenti dai suoi genitori, ed era stata affidata ad altri.
Da allora la sua vita era stata felice.
Lei era stata felice, come se non sapesse provare altro.
Ma quel cambio repentino di pelle aveva lasciato dei tratti della vecchia Agata, sottopelle.
Non sembrava soffrire. O non mostrava di soffrire?
Nando non aveva mai capito come stavano le cose.
E dopo la morte del figlio, non saperlo gli faceva paura.

Agata addestrava le truppe, pronte alla caccia.
«Il mostro è attirato dal latte» spiegava, meticolosa «Non dovete berlo, o sarete spacciati».
Un tremito saliva lungo la schiena dei soldati.
L’ispezione era finita, la caccia aveva inizio.
Agata sorrideva: non sarebbero tornati a mani vuote.
Nessuna truppa è spietata quanto un esercito di bambini a caccia di lucertole.

Nando guarda fuori dalla finestra.
Se non conoscesse la verità sarebbe divertente.
Un fotogramma delizioso, campagnolo, leggero.
Una donna con un vestito di fiori, una miriade di ragazzi che le giocano intorno.
Agata era sempre stata a suo agio con i bambini, si divertiva più di loro.
Quand’era nato Michele era stata felice.
Le piaceva dargli il biberon, vestirlo, cullarlo…
…come si fa con una bambola si stupì a pensare Nando.
Non aveva voluto allattarlo, diceva di non avere latte.

Aveva smesso di piangere, davanti alla moglie.
Quando l’aveva visto piangere aveva detto qualcosa di strano.
Lei era così: sembrava scordarsi le cose dolorose.
A volte litigavano e lui si sentiva distrutto, ma lei era come tra le nuvole.
Dopo poche ore non capiva, gli chiedeva: “Che hai?” come se nulla fosse successo.
Quando l’aveva visto piangere aveva detto qualcosa di strano.
L’aveva abbracciato forte, a lui era sembrato un buon segno: il dolore per Michi lo affrontavano insieme, da adulti.
Ma poi Agata l’aveva detto.
“Possiamo farne un altro, no?”.
Con il pesce rosso morto era stato lo stesso.
Ne avevano comprato un altro.

Agata entrò correndo, teneva qualcosa in mano.
«Li stiamo sterminando!» raccontò, concitata.
Le guance erano arrossate, gli occhi enormi, lucidi, strani.
Nella campagna, attorno, i bambini gridavano, divertiti.
«Ma non questo, Nando» aggiunse la donna.
Teneva una gabbietta, dentro c’era una grossa lucertola.
«L’ho riconosciuto, è lui» spiegò. Attese che il marito mostrasse di aver compreso, ma non successe. «L’ho visto quella sera, ero lì. Nella culla di Michi, Nando. Nella bocc…».
Non riuscì a continuare.
Gli occhi le tremarono, solo un istante.
Lacrime?
Lui le tolse la gabbietta, la poggiò sul tavolo.
Strinse Agata tra le braccia, forte.
«Se lo portiamo da Michi può restituirgli il resp…».
Nando le tappò la bocca con un palmo.
«Ssssst» sussurrò, stanco «Ssssst…».

Lui era lì.
Quel guizzo, oltre la porta, era stato lui.
S’era scostato per non farsi vedere, rapido, appena lei s’era girata.
«Non sembri contento» sussurrò Agata, tra le sue braccia «Lui gli ha rubato il respiro, lui…».
«Ssssst» sussurrò lui, stanco.
I suoi occhi guardavano la bestiola, nella gabbietta.
Lo chiamavano tirasciatu, succhiarespiro.
Si intrufolava nella bocca dei neonati, attirato dall’odore del latte, li soffocava.
Era entrato di soppiatto nella culla di Michi, si era intromesso nel sorriso tra le sue labbra, si era attorcigliato al suo ultimo respiro.
«Ssssst» sussurrò Nando, accarezzandole la schiena, con dolcezza.
Il suoi occhi guardavano la bestiola, nella gabbietta.
Non era molto diverso da una lucertola.
Più grosso, più tozzo.
Un serpente con le zampe, questo sembrava.
Lo guardò in quei suoi occhietti scuri.
Schiuse le labbra, una supplica silenziosa: che entrasse nella sua bocca, che uccidesse anche lui.
Sentì un groppo in gola.
Ma non era il tirasciatu.
Lacrime…

Lui era lì, quella sera, aveva visto Agata…
«Ssssst» sussurrò Nando, nascondendo le lacrime tra i capelli di lei.
I suoi occhi guardavano il mostro, nella gabbietta.
Era lucido, viscido in qualche modo, fatto apposta per scivolare in una gola e chiuderla.
Lo chiamavano tirasciatu, succhiarespiro.
Si intrufolava nella bocca dei neonati, attirato dall’odore del latte, li soffocava.
Se lo ripeté varie volte, era meglio pensare questo.
L’alternativa era pensare a Michi, un cuscino sopra la testa.
Non sarebbe dovuto stare sotto?
Allevato in seno a una serpe.

Primo piano di un Chalcides Ocellatus
foto: un Tirasciatu da molto molto vicino | photo credit: forum canoniani.it.


fonti:
http://www.amiciinsoliti.it/rettili/gongilo.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Chalcides_ocellatus
http://www.serpenti.it/rettiliita/chalcidesocellatus.htm


Il Tirasciatu: il succhiarespiro che uccide i neonati
Articolo scritto da: Noemi Turino
Pubblicato il 22/08/2011

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