Vipera Rostrata-Squamata (Echis carinatus)

La Vipera Rostrata-Squamata (Echis carinatus) è il serpente che provoca più decessi all'anno

Nome comune: Vipera Rostrata-Squamata (ITA) / Saw Scaled Viper (ENG)

Nome scientifico: Echis carinatus, (esistono cinque sottospecie di questo viperide: Echis carinatus carinatus, Echis carinatus multisquamatus, Echis carinatus sochureki, Echis carinatus astolae, Echis carinatus sinhaleyus

Classificazione: Classe: Reptilia, Ordine: Squamata, Sottordine: Serpentes, Famiglia: Viperidae, Sottofamiglia : Viperinae, Genere: Echis, Specie: Echis carinatus


Distribuzione e habitat: L’Echis carinatus è presente in buona parte della penisola Indiana, soprattutto nelle pianure, ma, comprendendo le varie sottospecie, riesce a ricoprire il territorio di tutta la penisola, oltre allo Sri Lanka, al Pakistan, all’Iran, agli Emirati Arabi Uniti, l’Oman e numerosi stati della ex Unione sovietica. Alcuni ricercatori ne segnalano la presenza pure in Iraq.

Si tratta di un rettile molto diffuso e si trova in abbondanza in alcuni settori geografici della repubblica indiana, come nel distretto Ratnagiri nel Maharashtra, nel Rajasthan, nel Tamil Nadu, alcune zone del Punjab e negli stati del Pradesh, dove i censimenti annuali ne registrano diverse centinaia di migliaia. È stato avvistato anche a duemila metri d’altezza sul livello del mare.

È un serpente che mal sopporta il caldo torrido e l’umidità e tende a riposare sotto le rocce, sepolto nella sabbia con la testa scoperta, dietro le cortecce degli alberi, tra le piante spinose e in altri luoghi asciutti. Va sottolineato che durante le piogge monsoniche, questo serpente tende ad arrampicarsi sugli alberi a qualche metro da terra per isolarsi il più possibile dall’acqua. Non è rado trovare vari esemplari raccolti in gruppi numerosi.

Aspetto: Si tratta di un viperide piuttosto piccolo, mediamente non supera i sessanta centimetri anche se a volte può giungere a misurarne ottanta. Possiede occhi grandi prominenti con pupille verticali. La testa ha la tipica forma triangolare dei viperidi ed è molto più grossa ed evidenziata rispetto al collo. Ha un corpo tozzo con scaglie profondamente scanalate.

La loro silhouette è di solito contrassegnata da un colore marrone, grigio, rosso, oliva o sabbia, con un motivo a zig-zag più scuro sul dorso che racchiude delle piccole macchie bianche. Il motivo termina sul capo contrassegnandolo con una caratteristica croce bianca. La loro parte inferiore è bianca con macchie marroni. La coda e quella classica dei viperidi, corta e tozza.

Il dorso è caratterizzato dalla presenza di 25-39 squame dorsali. 143-189 sono invece le squame che ricoprono il ventre, arrotondate a coprire l'intera larghezza della pancia. Per finire con 21-52 scaglie subcaudali. Va segnalato che le scaglie, quando il rettile avverte un pericolo, strusciando tra loro, creano il caratteristico fruscio della specie: fruscio che ricorda il rumore di una sega che taglia il legno.

La Vipera Rostrata-Squamata usa vari mezzi di locomozione, ma si muove principalmente con la tecnica chiamata sidewinding: ovvero un movimento simile a una ondulazione laterale a esse dove il serpente si sposta toccando il terreno con una parte piccolissima del corpo.

Ovovivipara, l’accoppiamento avviene in inverno e i piccoli nascono in un periodo che si allarga da aprile ad agosto. Anche se non sono escluse nascite in un altro periodo. Le cucciolate sono composte da tre a quindici piccoli che alla nascita hanno una lunghezza che varia dai 110 ai 150 millimetri: Echedini già autosufficienti, tossici e letali come la loro madre. Le specie che vivono negli areali posti più nord in inverno vanno in letargo.

Si tratta della specie più piccola dei rettili appartenenti ai Big Four (gli altri appartenenti al gruppo sono: il Naja naja, il Bungarus caeruleus e la Daboia russelii).

Dieta: L’Echis carinatus si nutre di lucertole, topi, rane e scorpioni. Fattore di nutrimento molto importante questi ultimi, poiché alcuni studiosi hanno verificato che l’Echis carinatus che basa la dieta su di essi può essere anche trenta volte più tossica di una vipera che si ciba di roditori. Spesso cerca il cibo nelle vicinanze dei centri abitati situati nella campagna e nei villaggi rurali, quindi è molto semplice trovarsela tra i piedi, al crepuscolo o nelle ore notturne, mentre è in caccia.

Si tratta di un ofide solenoglifo e possiede un apparato velenifero tra i più evoluti tra i serpenti. I denti veleniferi sono posizionati nella parte anteriore della mascella, direttamente fissati all'osso mascellare e possiedono la caratteristica di poter ruotare fino a 90°. Queste zanne sono completamente canicolate, come siringhe, e misurano nell’Echis carinatus una dimensione massima di 1 mm. Diventa facile capire che con questo meccanismo l'efficacia del veleno è ottimizzata, visto che viene iniettato a pressione, ma a maggiore profondità nella preda, che così muore in tempi brevi, da pochi minuti a qualche istante dopo il morso. Inoltre questo meccanismo permette al serpente di avere un contatto minimo con la vittima, dato che si stima che possa mordere con una velocità di venti centesimi di secondo.

Normalmente dopo il morso il serpente lascia subito la preda, aspetta che muoia, e inizia la ricerca sfruttando la traccia odorosa. Si aiuta con degli "sbadigli", che servono per captare i segnali chimici emessi dall'azione del veleno, sembra anche che per decifrare questi segnali chimici il serpente usi una parte specifica dell'organo di Jacobson.

Come ti ammazza: Per un essere umano, la faccenda è diversa. Non rientrando tra le prede tipiche è difficile essere attaccati per servire da colazione, ma è semplice essere azzannati dopo averli irritati, visto che gli incontri con questo serpente non sono per nulla fuori dalla norma. In certi aree rurali la frequenza di un incontro è molto alta. Inoltre, questo rettile non è per nulla intimorito dalla presenza umana e si avvicina tranquillamente alle abitazioni.

La maggior parte dei morsi avviene di sera o di notte. In India il 90% dei morsi avviene tra maggio e settembre, ma la maggior parte delle fatalità è causata dai morsi invernali tra dicembre e gennaio. Questo è correlato alla stagione secca, quando le prede scarseggiano e il veleno è più concentrato.

Il morso della Vipera Rostrata-Squamata non è di per sé molto doloroso, anzi a volte succede di non accorgersi neppure di essere stati azzannati, ma se c’è stata intossicazione, si comincia a notare l’effetto quasi istantaneamente.

La ferita è minima, a volte difficile da identificare perché non sempre sono presenti i due fori dei denti veleniferi, ma comincia a gonfiarsi dopo pochi minuti e con il gonfiore sopraggiunge il dolore. Un dolore che affligge inesorabilmente. Ora, se una persona è sfortunata potrebbe morire nel giro di una decina di minuti per shock anafilattico, ma se non subentra un tale fattore c’è ancora il tempo teorico per raggiungere un ospedale e farsi somministrare uno degli otto sieri mono o polivalenti in commercio.

Ma nel frattempo il veleno comincia a fare effetto e se non si interviene nell’arco di una giornata, la morte avviene per circa il 20% delle intossicazioni nei due o tre giorni successivi.

La sintomatologia è molto varia e il rendimento del veleno può cambiare da soggetto a soggetto, come può cambiare la quantità iniettata per il morso. Con il passare delle ore, il gonfiore tende a estendersi su tutto l’arto colpito e sulla pelle si possono creare bolle, ma si tratta di un effetto secondario: sono i sintomi sistematici determinati dalle emorragie e dai difetti alla coagulazione del sangue a creare i problemi più gravi.

Epistassi, ematemesi, rettorragia, sangue nelle urine e nelle feci possono portare il paziente alla morte attraverso uno shock ipovolemico nel giro di un paio di giorni. Se si sopravvive, comunque, in alcuni casi, è necessaria la dialisi del rene dovuta a un indebolimento acuro dell’organo. Tuttavia questo fattore non è causato da ipotensione, ma è il risultato di emolisi intravascolare che si presenta in metà circa di tutti i casi di avvelenamento.

In altri casi, l’indebolimento renale acuto è causato da una coagulazione intravascolare diffusa. Va sottolineato che quasi tutti i pazienti sviluppano oliguria o anuria anche una settimana dopo il morso. Sintomi sistematici secondari possono ripresentarsi anche a distanza di molto tempo dal morso. È necessario quindi svolgere di frequente controlli sanitari.

Consigli di sopravvivenza: Per noi lettori, senza esperienza erpetologica, il primo consiglio da seguire sarebbe usare le stesse precauzioni che utilizziamo durante le nostre escursioni estive. Se possibile usiamo un abbigliamento corretto, sicuro, in grado di proteggerci da incontri indesiderati. Non camminiamo in nessun caso a piedi nudi, specialmente di notte e usiamo l’accortezza di non infilare le mani nel primo cespuglio che capita. Utilizziamo un bastone se ci inoltriamo in una selva.

Insomma con un può di buon senso potremmo evitare qualche brutto incidente. Ma se durante una vacanza decidessimo di avventurarci nel bush di uno stato indiano, certi accorgimenti forse non sarebbero sufficienti. Dormire in una tenda o in una capanna di agricoltori potrebbe essere pericoloso, molto pericoloso.
Potremmo anche essere azzannati nel sonno e potrebbe succedere di non presentare sintomi di intossicazione anche per alcuni giorni. Be’ in un caso del genere, preghiamo solo il buon Dio, se ci crediamo.

La speranza, quindi, nella brutta eventualità di essere morsi è quella di identificare immediatamente il serpente responsabile e farci portare in un pronto soccorso, perché una terapia con un antiveleno e una idratazione endovenosa nelle prime ore successive al morso sono essenziali per la sopravvivenza. Evitiamo anche l’intervento di stregoni e simili. Non sempre al morso segue inoculazione del veleno e tali personaggi prosperano sull’ignoranza della gente, tuttavia non bisogna essere superficiali, non intervenendo solo perché nell’ora seguente non si presentano effetti.
Ripeto: il morso di Echis carinatus può rimanere asintomatico anche per due o tre giorni.

Se invece siamo lontani da un ospedale, la ferita inizia a far male e a gonfiarsi, allora vanno usati i soliti accorgimenti.
La ferita non deve essere manipolata. Non bisogna lavarla né pulirla: questo potrebbe rendere più difficile identificare il veleno una volta raggiunto l'ospedale se non abbiamo a disposizione il cadavere dell’animale che ci ha morso.

Non dobbiamo neppure incidere la ferita e succhiare il veleno.
Già! Contrariamente a quanto diffuso nell'opinione comune è bene non farlo. L'incisione a croce rischia di aumentare il contatto tra il veleno e il sangue o i sistemi linfatici. La suzione inoltre è pericolosissima per il soccorritore: basta una piccola lesione, carie o screpolatura per contrarre il veleno. Però è necessario rallentare la circolazione del sangue ed evitare il più possibile i movimenti.

L’ideale consiste nell’effettuare un bendaggio compressivo di tutto l’arto leso, con sua completa immobilizzazione. Occorre un rotolo di benda piuttosto spessa e larga (5-10 cm.), meglio se elastica. Si parte a fasciare l’arto iniziando dall’estremità e continuando fino alla radice dell’arto. Questo va fatto dopo aver rimosso anelli, bracciali, orologi.
Non è necessario stringere molto la benda in quanto l’effetto che si vuole ottenere è fermare la circolazione linfatica. Si può stringere come se si dovesse immobilizzare una caviglia dopo una distorsione. A questo punto è altrettanto importante steccare l’arto per immobilizzarlo.
Non usiamo lacci emostatici. Niente sostanze chimiche e niente scosse elettriche, niente amputazioni o ghiaccio. Evitiamo qualunque tipo di assunzione orale, in particolare se beviamo alcolici è un grosso errore.

L'unico liquido ammesso è acqua pulita, solo nel caso sappiamo già che passeranno diverse ore prima di raggiungere l'ospedale.

La vittima va trasportata in modo che stia più immobile possibile. Una barella d'emergenza può essere costruita, oppure mettiamocela in spalla. L'importante è che non contragga i muscoli della parte ferita, perché questo aiuta il veleno nel suo lavoro.

Se siamo noi i feriti, prima di tutto se possibile chiamiamo soccorso e aspettiamo senza muoverci. Altrimenti, muoviamoci con la massima calma e cercando di muovere meno possibile l'arto o la parte colpita.

Soprattutto, però, non perdiamo la calma.


Veleno: Una Vipera Rostrata-Squamata sana e in piena efficienza può contenere nella ghiandole tra 6-48 mg di veleno. Possiede il valore più tossico tra i Big Four. Considerando che il valore di LD50 sottocutaneo è di 0,151 mg/kg, risulta che la dose letale per un uomo adulto è di circa di 3 mg.

Difficilmente il rettile vi inietterà tutto il veleno possibile. Ma anche una piccola dose basta a creare, come abbiamo letto in precedenza, parecchi problemi sistematici.

L’azione del veleno è dovuta all’effetto combinato delle varie proteine e la morte del soggetto intossicato si determina per vari disordini dell’omeostasi (emorragia, trombosi, coagulazione intravasale disseminata) a cui si sommano gli effetti neurotossici e miotossici ben conosciuti.

Il veleno di Echis carinatus infatti è una complessa miscela di tossine e di enzimi, alcune delle quali hanno notevoli effetti sulla coagulazione del sangue agendo a vari livelli della cascata coagulativa (aggregazione piastrinica, conversione protrombina).

Le proteine più caratterizzate contenute nel veleno di questa vipera sono: l’Echistanina, alcune molecole appartenenti alla famiglia delle disintegrine; l’Echicetina; la Fosfolipasi; il Precursore dell’Ecarina (Metalloproteasi) e la Carinattivasi. Termini che non sarebbero per nulla piacevoli da leggere in un referto medico.

Va tuttavia aggiunto che il veleno di questa specie è utilizzato anche nella fabbricazione di numerosi farmaci anticoagulanti.

In poche parole, non tutto il male viene per nuocere.

Body count: Avere un calcolo preciso sul numero delle vittime che miete questo serpente è abbastanza difficile. Si ritiene comunque a ragione che sia il rettile responsabile del maggior numero di decessi al mondo.

In India si segnalano almeno diecimila decessi all’anno, ma il numero aumenta sensibilmente se aggiungiamo anche i decessi causati dagli altri esemplari appartenenti alle diverse sottospecie negli altri areali di distribuzione. Se poi contiamo gli attacchi compiuti dalle specie del genere: Echis coloratus, Echis Pyramidum, in altre parti del mondo. I numeri aumentano sensibilmente.

Il body count è comunque verosimilmente molto alto, soprattutto per la diffusione del serpente e per la sua presenza in centri rurali e campagne densamente popolate. Rettili che al crepuscolo e alla notte invadono i centri abitati in cerca di cibo. Non escludiamo inoltre che tali serpenti interagiscano con una popolazione “ignorante” che spesso ricorre alle cure di santoni, curanderi e personaggi del genere sottovalutando gli effetti reali di un morso.
Se a tutto questo aggiungiamo le condizioni igieniche e la promiscuità in cui è costretta a vivere gran parte della popolazione di quell’area, nonché un territorio spesso povero di centri sanitari attrezzati, accettare certi numeri è più che realistico.

Se ti stai chiedendo perchè un tale animale killer non sia entrato nella nostra classifica dei 10 animali più velenosi della Terra ti invito a leggere le spiegazioni date nell'articolo linkato.


Vipera Rostrata-Squamata (Echis carinatus)
Articolo scritto da: Ferruccio Gianola
Pubblicato il 11/07/2010

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