Hel, la dea degli Inferi
Hel (Hella), figlia di Loki, è la dominatrice del freddo regno dei morti nella mitologia norrena
Nella mitologia scandinava, Hel o Hella (tradotto a volte come Nascosto altre volte come Morte) è la dea degli Inferi, figlia di Loki, dio dell'inganno, e di Angrboða, una gigantessa.
Sorella di Fenrir il lupo e di Jormungand il serpente marino, si narra che nel giorno della sua nascita abba portato la prima pestilenza nell'umanità, causando nei vivi il dolore e la disperazione.
Quando Odino venne a conoscenza che il perfido Loki aveva avuto dei figli, li bandì nei più remoti angoli del creato: ma nonostante il regno affidatole diede fosse gelido e orribile, Hel ne fu contenta e regalò al "nonno" una coppia di corvi: Huginn e Muninn. Da quel giorno Odino li fece uscire all'alba di ogni giorno per raccogliere informazioni per poi accoglierli alla sera sulle sue spalle e farsi sussurrare le notizie raccolte nelle orecchie.
Hel ricevette la potestà su tutti coloro che il Valhalla (il paradiso nella mitologia nordica) non avesse accolto. Al suo cospetto dovevano inchinarsi i morti senza onore, quelle deceduti per malattia, incidente o vecchiaia, i traditori e i criminali. Trovò così il suo sposo di sangue reale: si unì al re svedese Dyggve, deceduto per cause naturali.
Hel ha due principali servitori: il maschio Ganglati (pigro) e la femmina Ganglöt (sciatta), entrambi lenti e tardi, dei veri incapaci.
Hel domina su un regno che porta il suo stesso nome. Si tratta di un luogo terribilmente freddo, che è possibile raggiungere solo attraversando l'enorme caverna Gnipahellir, protetta da Garmr, un feroce cane.
Oltre la caverna e l'implacabile segugio i morti devono poi superare il fiume Gjöll attraversando un ponte d'oro sotto la custodia di Moðguðr, una gigantessa.
La maggior parte dei defunti sarà così accolta al palazzo Éljúðnir, la principale reggia di Hel. Le anime degli assassini e dei traditori saranno invece condotte in un altro luogo, il Náströnd, e lì torturate a lungo e costrette a lavorare alla costruzione della nave Naglfar (Nave di Unghie), l'imbarcazione che i morti nel giorno del Ragnarök useranno per tornare nel mondo dei vivi e combattere.
La divinità si dice esca raramente sulla terra, ma quando lo fa porta sventura e malattia: passa per le strade e nei villaggi e la gente si ammala all'improvviso. Secondo la tradizione può brandire due strumenti: o un rastrello, e in quel caso vi saranno sopravvissuti, oppure una scopa che non lascerà nessuno vivo.
Nell'aspetto fisico di Hel è presente il dualismo della Vita e della Morte. Viene descritta, infatti, come una donna in qualche modo duplice: metà viso nero o cadaverico e metà normale. La morte come parte della vita: integrati in una unica entità come unico è il ciclo vitale dell'essere umano.
Sempre in riferimento alla figura della morte impersonata da una creatura di genere femminile Davidson, in uno studio del 1998, sostiene che "...una dea della morte che rappresenta gli orrori della macellazione e di degrado è qualcosa di ben conosciuto altrove, la figura di Kali... [Essa] è terrificante in apparenza, nero o scuro. Colore, di solito nudo, ornato con teste mozzate o braccia o i cadaveri dei bambini, le labbra imbrattato di sangue. Lei ossessiona il terreno di battaglia o la cremazione di cadaveri [...] Con tutto ciò che è il destinatario della devozione ardente da innumerevoli devoti che il suo approccio come La Madre [...]"
foto: Hel insieme alla madre Angrboða e il resto della prole di Loki: Fenrir e Jormungand.
Si passa, quindi, da una Madre Terra (creatrice e benedicenti le messi) a una Madre Morte che chiude il cerchio della vita non solo nella mitologia europea ma anche in quella indiana.
foto: Odino scaglia lontano la prole di Loki: Fenrir, Jormungand ed Hel (la piccola al centro).
Altro dualismo identificabile in questa divinità è certamente quello uomo-donna. Si nota, infatti, come, agli albori della sua formazione il panthèon nordico, esso mostri i chiari segni di una predominanza femminile, comune a moltissimi culti in tutto il mondo, che cede il passo, però, al dominio della figura maschile.
Da portatrice di vita la figura femminile col passare dei decenni diviene figlia dell'inganno, portatrice di caos, di furia distruttrice, sede di una legge funesta e incomprensibile agli uomini. La figura maschile deventa, quindi, il baluardo del razionale, della legge comprensibile e del valore in battaglia.
Freddo, neve, vento che sembra entrare fin dentro l'anima, paura per l'ignoto. Mille pensieri ci dannano mentre, accasciati ai piedi di un pino la cui cima si perde nella nebbia, cerchiamo riparo nelle pelli ormai fradice di pioggia che ci avvolgono inutilmente. Sappiamo che la vedremo presto.
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