I morti ci trattengono: resta nel cimitero con me!
Fate molta attenzione quando sotterrate i vostri morti
Comincia tutto con una storia di fantasmi e una scommessa tra amici.
Un gruppo di uomini all’osteria passano la serata a giocare a poker. A un certo punto qualcuno comincia a raccontare delle storie con elementi paurosi e fantastici, capitategli personalmente. Nessuno gli crede, tutti sono convinti che stia raccontando frottole e ridacchiano. Uno dei presenti inizia a narrare di un fatto vicino, di un fantasma che vaga nel cimitero locale oppure di una tomba maledetta perché sembra vi sia sepolto un peccatore o una strega.
Nasce una discussione su chi di loro sia più coraggioso e abbia il coraggio di entrare là dentro di notte.
Un ragazzo accetta la sfida. Infila il suo lungo mantello, perché la notte è fredda. Accompagnato dai compari, che lo attendono fuori, entra nel cimitero e sparisce alla vista degli altri. Risoluto, si avvicina alla tomba.
Per provare di essere davvero entrato deve piantare un paletto sulla tomba incriminata. Prende il legno e, nonostante la serata sia buia e senza luna, riesce a porlo in verticale sul tumulo. La terra dovrebbe tremare o il fantasma dovrebbe urlare per il dolore. Non accade nulla. L’uomo sorride di fronte all’ingenuità dei suoi amici e si prepara a uscire vittorioso dal cimitero.
Fa un passo per allontanarsi dalla tomba ma sente che non può farlo. Qualcosa sta trattenendo il suo mantello, impedendogli di spostarsi più di un metro.
Qualcosa.
L’uomo suda freddo. Ha capito che il suo gesto non è passato inosservato, che Qualcosa, dalle profondità della terra, sta reclamandolo laggiù per punirlo.
Un gufo lancia il suo verso cupo. La paura è troppo forte. L’uomo urla e si accascia a terra, morto per lo spavento.
I compagni sentono l’urlo angosciato e si ritraggono spaventati dal cimitero. Sono passati pochi minuti da quando l’uomo è entrato e solo qualcosa di terribile (forse il fantasma) può averlo spinto a gridare con terrore.
Due suoi amici prendono coraggio e decidono di andare a vedere cosa sia successo.
Entrano nel cimitero. Camminano nel buio facendosi coraggio a vicenda.
Poi vedono qualcosa di chiaro per terra, vicino alla tomba maledetta.
Si avvicinano e scoprono che il biancore che hanno notato poco prima sono i capelli dell’amico. L’uomo è morto di paura e i suoi capelli sono diventati completamente canuti.
Ironia della sorte, nessun fantasma o essere maledetto ha provocato la morte del coraggioso.
Semplicemente, un lembo del mantello è rimasto impigliato nel paletto che l’uomo ha piantato sulla tomba. E, trattenuto, egli ha pensato che la maledizione si fosse compiuta…
La leggenda del vestito impigliato al cimitero ha un’origine antica. Se ne trovano traccia in Europa fin dal Medioevo e la sua diffusione e fama sono tali che ispirò anche un episodio del telefilm Ai confini della realtà andato in onda per la prima volta negli Stati Uniti nel 1961.
Del resto, il cimitero è il luogo di paura per eccellenza, tanto che negli anni venti in Abruzzo i comunisti si riunivano spesso vicino ai camposanti: essendo il luogo abitato dagli spiriti, la polizia non aveva il coraggio di andarci di notte.
Giuseppe Rama nel suo Leggende di streghe veronesi racconta una versione della storia ambientata a Pescantina, vicino all’Adige, in cui la Carla, una vecchia morta in fama di strega, viene sotterrata senza neppure il conforto di una preghiera del prete.
Una popolana, mossa a pietà, decide di riabilitare la Carla e si reca al cimitero con un grosso chiodo benedetto da conficcare nella tomba.
Ma nel momento in cui la donna cerca di allontanarsi, sente che qualcosa la sta trattenendo per la gonna e muore di paura temendo che sia la stessa strega a volerla legare a sé.
Le amiche, giunte poi a vedere cosa le sia successo, scoprono che la gonna è rimasta impigliata quando il chiodo è stato spinto dentro la terra.
Un errore fatale?
Secondo le popolane, no: semplicemente, la Carla ha colpito ancora!
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