Il serpente in assoluto più veloce a terra e uno dei più velenosi, infesta gran parte dell'Africa
Nome comune: Mamba nero (ITA) / Black mamba (ENG) / Nomi locali: Imamba, N'zayo, Mama
Nome scientifico: Dendroaspis polylepis (ovvero "serpente velenoso arboricolo con molte scaglie")
Classificazione: Vertebrato rettile, famiglia elapidi
Mamba Nero (Black mamba): Distribuzione e habitat
Il Mamba nero vive in Africa, in due fasce distinte: quella centrale sub-sahariana, per tutta la larghezza del continente: Burkina Faso, Guinea e Guinea Bissau, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin e Camerun, Mali meridionale, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Zaire settentrionale, Sudan e Ciad meridionali, Eritrea, Etiopia, Kenya, Tanzania, Rwanda, Uganda, Somalia.
Negli anni Cinquanta risultano due avvistamenti anche in Senegal, nella regione di Dakar, ma sono rimasti casi isolati.
Quindi una fascia sudorientale, comprendente Mozambico, Zimbabwe, Botswana, Namibia e il nord del Sudafrica.
In genere non troviamo il Mamba nero oltre i 1000 metri di altitudine. Fanno eccezione il Kenya e lo Zambia, dove rispettivamente il serpente vive a 1800 e 1650 metri.
È un animale molto adattabile, che vive in ambienti vari e diversi: è possibile incontrarlo nelle foreste così come nelle savane, ma anche su pendii rocciosi, macchie boscose o ambienti molto umidi come paludi e acquitrini.
Senza dubbio il suo ambiente preferito sono in ogni caso aree secche e semiaride come savane, praterie e aree cespugliose tipiche dell’africa centrale, orientale e meridionale; possiamo invece escludere di trovarlo in foreste fitte e deserti.
Spesso costruisce la tana in termitai, alberi cavi o fessure tra le rocce. A volte però non disdegna i tetti di costruzioni.
Purtroppo l’ambiente naturale adatto al serpente sta diminuendo rapidamente a causa dello sfruttamento agricolo del territorio. Il Mamba però si è adattato, imparando ad apprezzare soprattutto le coltivazioni di zucchero: qui ama arrampicarsi sulle canne e prendere il sole – o attendere la preda.
Magari bipede.
Mamba Nero (Black mamba): Aspetto
Ci si potrebbe aspettare che il "Mamba nero" sia nero. Invece no.
Prende questo nome minaccioso grazie alla particolare colorazione – nerissima, appunto – dell’interno della sua bocca, caratteristica che si può notare quando l’animale si sente minacciato.
Le scaglie sono invece colorate su una gamma mimetica che va dal marrone, marrone-giallastro, al kaki, grigio metallico, fino all’olivastro.
In ogni caso gli esemplari sono monocromatici. Le scaglie dorsali sono lucide, oblique e strette, molto levigate.
Si tratta di un serpente snello e affusolato, dall’aspetto elegante, estremamente agile e aggraziato. Ha una coda sottile e appuntita, e una testa allungata, leggermente distinta dal corpo, con arcate sopraoculari molto marcate e lati severi, quasi verticali.
Le pupille sono rotonde e gli occhi sono di medie dimensioni.
Solitamente raggiunge una discreta lunghezza, gli adulti – il serpente vive mediamente 11 anni – crescono in media fino a 2,5 metri, ma sono stati documentati esemplari molto lunghi: fino a 4,5 metri. Queste misure rendono il Mamba nero il più lungo serpente velenoso africano – oltre che il più pericoloso e temuto – e il secondo al mondo, superato solo dall’enorme Cobra reale asiatico.
I suoi movimenti a terra sono velocissimi: è in grado di strisciare fino a 23 Km/h su brevi distanze, e di muoversi sulle lunghe a una velocità di crociera di 18-20. Velocità che gli conferisce un altro "titolo": quello di serpente in assoluto più veloce a terra.
È anche un buon nuotatore.
Dendroaspis polylepis (Black mamba): Dieta
Predatore diurno da imboscata, il Mamba nero è un eccellente arrampicatore, che resta immobile sui rami di cespugli, di arbusti o alberi, in attesa che la preda sia molto vicina prima di uno scatto fulmineo. Se l’attacco dovesse fallire, inseguirà la preda sfruttando la sua velocità a terra.
I loro "piatti preferiti" sono piccoli primati (i galago in particolare), altri serpenti, topi, uccelli, galline, pipistrelli.
Mamba Nero (Black mamba): Come ti ammazza
Il Mamba nero è il serpente più temuto di tutta l’Africa. Tuttavia, se lo incontri, prima ti potrebbe dare una chance: si solleva con un terzo della sua lunghezza – il che significa che potrebbe essere alto quasi come te, ma probabilmente sta più in alto, magari arrampicato su un arbusto – e soffia forte, mostrandoti la sua bocca nerissima e allargando la gola per sembrare più grande ancora.
Vai, corri, ti lascerà andare. Ora. Dopo non potrai più farlo.
Se sei lento, morde. È più veloce di quanto tu possa decifrare con gli occhi, per cui non pensare di poterlo evitare.
Dopo averti morso, ti morde di nuovo.
È una raffica dolorosissima, una scarica serrata e di ferocia inconcepibile di morsi profondi, anche una dozzina. E ogni volta inietta veleno, fino a mandartene in circolazione davvero tanto. Fino a 400 mg.
Hai 20 minuti.
Se sei molto forte, o molto fortunato (se per esempio il serpente aveva usato da poco il suo veleno per la caccia), magari puoi arrivare a un’ora, dopodiché la mortalità del veleno non trattato è del 100%.
Intanto, oltre al forte dolore e al marcato gonfiore locale, cominci a sentirti spaesato e confuso. Aumenta la salivazione, hai la pelle d’oca e sudi. Poi viene, quasi subito, la tosse, che porta con sé serie difficoltà respiratorie.
Il battito cardiaco si fa irregolare. Arrivano mal di testa, nausea, vomito, dolore addominale e diarrea.
Quindi, nel giro di una decina di minuti, i movimenti cominciano a diventare difficili, quindi spasmodici e convulsivi. Presto non riuscirai più a muoverti, ma rimarrai cosciente.
Non succede molto altro, finché la paralisi non raggiunge i polmoni, oppure il cuore.
Mamba Nero (Black mamba): Consigli di sopravvivenza
La migliore soluzione per sopravvivere a un attacco di Mamba nero è evitare un attacco di Mamba nero.
Lui è tutto sommato, come la maggior parte degli altri serpenti, un animale molto timido e riservato. Quindi non è lui che viene a cercarci per ucciderci, siamo noi che gli pestiamo i piedi e lui se la prende. Be’, non proprio i piedi. Ma ci siamo capiti.
Tant’è vero che i morsi di Mamba nero, nonostante le credenze popolari, sono molto rari (come vediamo alla fine dell’articolo, paragrafo "Body Count").
Quindi, se ci troviamo nella sua zona di residenza, guardiamoci bene attorno specialmente se stiamo attraversando un terreno semiarido e ricco di cespugli, oppure un campo di canne da zucchero. E non dovrebbe succederci niente.
Se ci morde, parliamoci chiaro: siamo in una situazione sgradevole.
Ma la buona notizia è che se riusciamo a raggiungere una struttura ospedaliera, esiste un antidoto efficace, e – se viene somministrato in tempo – il recupero fisiologico è rapido e totale. Quindi vale quantomeno la pena provarci.
Durante questo tentativo, valgono i consueti accorgimenti validi per i morsi di serpenti:
Innanzitutto assicuriamoci che il serpente non sia ancora nei paraggi. Se lo è, allontaniamoci prima di subire – o far subire al ferito – nuovi attacchi.
Se il serpente è stato abbattuto, lo dovremo portare con noi perché questo faciliterà l’identificazione del veleno e quindi l’intervento medico.
Se non è stato ucciso, assolutamente non inseguiamolo e non cerchiamo di stanarlo: è troppo veloce e troppo feroce, e il rischio di ulteriori morsi è enorme.
Tranquillizziamo la vittima. Agitarsi o farsi sopraffare dal terrore aiuta il veleno nella sua azione. Molte leggende metropolitane attorno al Mamba nero, che lo vogliono capace di uccidere la vittima, a seconda della versione, "in dieci secondi" oppure "dopo sette passi", potrebbero portare la vittima a reazioni isteriche o a terrore cieco. Facciamogli capire che il tempo di avvelenamento reale è ben diverso e, per quanto la situazione sia assolutamente seria, il tempo per un salvataggio potrebbe esserci.
La ferita non va manipolata. Si può al limite pulire con un tessuto inumidito eventuali residui di veleno sulla pelle. È importante però non massaggiare o premere sulla ferita. Non bisogna lavarla né pulirla: questo potrebbe rendere più difficile identificare il veleno una volta raggiunto l’ospedale. Quindi questo va fatto solo nel caso siamo sicuri di non poterne raggiungere uno.
Rimuoviamo anelli e bracciali. Se la ferita è su un arto, è opportuno praticare una fasciatura larga sul punto della ferita, utilizzando anche un brandello di vestito o simili, evitando di stringere troppo in modo da non impedire la circolazione. Estendiamo la fasciatura in modo che copra quanta più superficie dell’arto, comprese le dita. Il tutto evitando di muovere troppo l’arto stesso – eventualmente va bene fasciare anche sopra i vestiti.
A questo punto, utilizzando qualunque oggetto dritto e rigido, immobilizziamo l’arto.
Quando cominciano i problemi respiratori, a questi va data assoluta precedenza, eventualmente intervenendo con la respirazione artificiale, ma prima di tutto badando che le vie respiratorie siano libere.
Non usiamo lacci emostatici, non tagliamo, non succhiamo il veleno né cauterizziamo la ferita con fiamme. Niente sostanze chimiche e niente scosse elettriche, niente incisioni o amputazioni o ghiaccio.
Evitiamo qualunque tipo di assunzione orale, in particolare se beviamo alcolici è un grosso errore.
L’unico liquido ammesso è acqua pulita, solo nel caso sappiamo già che passeranno diverse ore prima di raggiungere l’ospedale. Per quanto, in questo caso, sarà troppo tardi.
La vittima va trasportata in modo che stia più immobile possible. Una barella d’emergenza può essere costruita, oppure mettiamocela in spalla. L’importante è che non contragga i muscoli della parte ferita, perché questo aiuta il veleno nel suo lavoro.
Se siamo noi i feriti, prima di tutto se possibile chiamiamo soccorso e aspettiamo senza muoverci. Altrimenti, muoviamoci con la massima calma e cercando di muovere meno possibile l’arto o la parte colpita.
Mamba Nero (Black mamba): il Veleno
Il veleno del Mamba nero è la dendrotossina, una proteina basica neurotossica costituita da una singola catena peptidica di 57-60 aminoacidi.
È una tossina estremamente specializzata, efficientissima e selettiva, che agisce bloccando il processo di contrazione muscolare per mezzo della pompa sodio-potassio, allo stesso tempo aumentando il rilascio di acetilcolina presso le giunzioni muscolari.
Non è ancora chiaro se agisca bloccando fisicamente il canale potassio, tramite un processo elettrostatico dovuto alla carica positiva in contrasto con la carica negativa dei canali ionici, oppure se modifichi la struttura molecolare della proteina-bersaglio.
L’effetto sull’organismo è esclusivamente la paralisi flaccida, con effetto letale sul sistema cardiorespiratorio, e può causare convulsioni e spasmi.
L’indice LD50 sottocutaneo è molto basso (quindi: veleno molto potente – per saperne di più sull’LD50 vedi l’Introduzione alla Classifica degli animali più velenosi del mondo) attestato attorno a 0,32 mg/Kg, un valore pari a una volta e mezzo quello del cobra indiano (Naja naja), e del 25% più potente rispetto a quello della Vipera della morte (Acanthophis antarcticus).
Questo valore è associato all’elevatissima quantità di veleno che il Mamba nero è in grado di iniettare durante un attacco, spesso costituito da una lunga serie di morsi.
Al contrario di molti altri serpenti, il Mamba nero è propenso a utilizzare tutto la propria riserva di veleno su una singola vittima – in caso di difesa; naturalmente in caso di caccia utilizza solo il necessario. Si parla di una quantità di veleno fino a 400 mg, contro i già elevatissimi 180 mg della Vipera della morte.
Non solo: è tra le tossine con azione più veloce esaminate in laboratorio: sui topi ha mostrato effetti mortali nel giro di 4 minuti. Un tempo dimezzato rispetto a altre tossine anche con analogo valore LD50.
Questa combinazione letale di potenza, rapidità del veleno, quantità iniettata, e capacità offensive è valsa al Mamba nero il quinto posto nella nostra Classifica degli animali più velenosi del mondo.
Black Mamba (Black mamba): il Body count
Dopo l’introduzione dell’antidoto, le morti a causa di morsi di Mamba nero sono diminuite nettamente.
Uno studio condotto in Africa tra il 1957 e il 1963 – prima dell’antidoto, quindi - contava 900 morsi di serpenti velenosi, tra cui soltanto 7 attribuiti al Nostro. Di questi 7 morsi – circa uno all’anno, quindi - tutti quanti ebbero esito letale.
Naturalmente, è lecito aspettarsi viste le molte aree rurali o selvagge comprese nel territorio di diffusione del serpente che esistano morsi non registrati e che diverse vittime non giungano nemmeno in ospedale.
Risulta quindi impossibile una stima esatta delle vittime del Mamba nero, ma senza dubbio non erano molti già prima dell’introduzione dell’antidoto, e sono casi molto rari e del tutto sporadici dopo.
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