Titolo Originale: My Friend Dahmer
Regia di: Marc Meyers
Soggetto e Sceneggiatura di: Marc Meyers, Derf Backderf
Attori protagonisti: Ross Lynch, Alex Wolff, Anne Heche, Vincent Kartheiser, Dallas Roberts, Liam Koeth, Tommy Nelson, Harrison Holzer, Cameron McKendry
Direttore della Fotografia: Daniel Katz
Montaggio di: Jamie Kirkpatrick
Colonna Sonora di: Andrew Hollander
Nazione: USA
Anno: 2017
Durata: 107
Riassunto della Trama: Jeffrey Dahmer non se la passa granché bene né all’high school né, in generale, nella vita.
A scuola non ha amici e l’unico studente con il quale riesce a scambiar qualche parola è spesso bullizzato, così come talvolta capita anche a lui. In generale tende alla solitudine, ma ha ottime capacità di osservazione dell’ambiente circostante.
E il quadro non migliora certo a casa: la famiglia Dahmer, composta da sua madre Joyce, suo padre Lionel e suo fratello minore David, è in sostanza sull’orlo del collasso.
Joyce è una donna instabile, reduce da un ricovero in una struttura psichiatrica, che tende ad abusare di pillole, a compiere scelte eclettiche e dispendiose e ad avere toni estremamente confrontativi.
Il padre è scarsamente emotivo, si rifugia nel lavoro/alcol e sembra non sapere bene come comportarsi, come vivere.
Il rifugio mentale e fisico di Jeffrey Dahmer è una baracca dietro casa, nella quale conserva carcasse di animali travolti dalle auto, che raccoglie e immerge in barattoli con un acido debole. I cadaveri si decompongono lentamente e lui ne conserva le ossa. Dopo aver illustrato l’intero procedimento, si sente dare del mostro da alcuni ragazzi, disgustati da quanto hanno visto.
Lionel è evidentemente preoccupato dal figlio e scorge in lui alcuni elementi che hanno lo danneggiato quando era giovane, vorrebbe quindi evitarli a Jeffrey perché ne conosce le conseguenze, ma non è dotato degli strumenti culturali ed emotivi per riuscire ad agire in modo corretto.
Esasperato dallo strano hobby del figlio, gli butta via tutta la collezione di vasi e gli distrugge la baracca.
Il padre vorrebbe che il figlio avesse più amici e socializzasse di più, Jeffrey ha scelto il tennis come sport e anche quando suona nella banda musicale sembra sconnesso.
Lionel gli suggerisce di fare pesi, così da avere un fisico migliore e conquistare le ragazze.
Un giorno, durante l’ultimo anno di high school, interrogato dal professore (su “a cosa serve la storia”), il ragazzo non sa rispondere e poco dopo, esasperato, fa alcune mosse e versi “spastici” ottenendo risate e attenzione da parte della classe.
Jeffrey nota la cosa, e comincia ad accentuare questi episodi, in cerca di riconoscimento e popolarità.
E proprio grazie a questa sua scelta il ragazzo trova degli “amici”: John “Derf” Backderf, un ragazzo sardonico e manipolatore che ama disegnare (e dal quale futuro fumetto è stata poi tratta la sceneggiatura di questo film) e i suoi compagni di merenda, Neil e Mike, lo invitano a pranzare al loro tavolo e vogliono conoscerlo meglio.
I tre hanno un evidente interesse in questo gesto, in quanto vogliono spingere Jeffrey a utilizzare i “momenti spastici” in un modo che può situarsi a un punto ideale di congiunzione fra scherzo, intervento volto a spargere il caos e installazione artistica estemporanea, quasi un flash mob of one. Jeffrey è contento di avere nuovi amici e per un po’ il tutto sembra anche poter funzionare.
Ma gli eventi precipitano: i genitori divorziano, il ragazzo comincia a bere forte, i supposti amici lo manipolano ed è sempre più evidente che lo considerano poco più che un oggetto, una presenza invisibile, persino quando parlano di amicizia dimenticandosi che lui siede insieme a loro.
Crescono gli episodi di violenza gratuita contro gli animali, violenza che in alcuni casi è evidente che Jeffrey vorrebbe dirigere anche contro gli uomini.
Il ragazzo sperimenta anche con la sua sessualità e, da quel che vediamo, comincia a prendere coscienza di essere gay.
Si avvicina il 18 giugno 1978: Jeffrey Dahmer è pronto a uccidere la prima vittima di un body count che toccherà quota 17.
Recensione:
Recensione My Friend Dahmer
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