Recensione
Mircalla, l'amante immortale

Mircalla, l'amante immortale: visiona la scheda del film Mircalla, l'amante immortale (Lust for a Vampire) è il secondo e più debole capitolo della "trilogia Karnstein" della casa di produzione Hammer, e si presenta come un film di vampiri assolutamente atipico rispetto agli standard classici del genere.

Innanzitutto qui è la vampira a venire conquistata dai sentimenti di un mortale (e non viceversa), inoltre Mircalla/Carmilla vive senza problemi alla luce del giorno e non pare afflitta dai languori e dai turbamenti esistenziali propri del prototipo letterario (il romanzo Carmilla di Joseph Sheridan LeFanu) e del capitolo precedente (Vampiri Amanti di Roy Ward Baker).

La figura della vampira qui è meno tormentata, ma allo stesso tempo più umana.

Nel film si nota anche una non tanto velata provocazione nei confronti della decadenza delle istituzioni: la religione pare confinata all’uso meccanico di catenine e crocifissi, sfruttate più come armi che come simboli, ed è personificata in un vescovo ipocrita e antipatico. Ma in crisi sono anche la scuola (basti pensare ai particolari professori del collegio), la polizia (messa in scacco facilmente) e la famiglia.

Rispetto al capitolo precedente, qui la sessualità è più voyeuristica, ma allo stesso tempo è amplificata grazie anche al particolare contesto in cui si svolge l’azione.

Il film ebbe molti problemi in fase di realizzazione. Dietro la macchina da presa avrebbe dovuto esserci il grande Terence Fisher (Dracula il vampiro, La maschera di Frankenstein, La maledizione dei Frankenstein), che però si ruppe una gamba tre giorni prima dell’inizio delle riprese e la regia fu quindi affidata in fretta e furia a Jimmy Sangster, storico sceneggiatore di casa Hammer, che poco tempo prima aveva dichiarato di non voler girare film sui vampiri, se non fosse stato obbligato, perché non amava più il genere.

Ci fu anche un cambio di protagonista: il ruolo di Carmilla passò dalla bruna Ingrid Pitt, ufficialmente impegnata sul set del film La morte va a braccetto con le vergini (un’altra versione è che la Pitt abbia rifiutato la parte, giudicando lo script orribile) alla bionda danese Yutte Stensgaard, altrettanto bella, ma meno carismatica della collega.

Anche Peter Cushing (Le Cinque Chiavi del Terrore, Le jene di Edimburgo, L'Occhio nel Triangolo) dovette dare forfait all’ultimo momento non riuscendo a liberarsi da altri innumerevoli impegni.

Queste defezioni già di per sé testimoniano la scarsa riuscita del film, rivelatosi un flop, danneggiato anche da una fotografia mediocre, dalla scarsa presenza di scene forti e da una sceneggiatura non molto coerente e poco legata al primo capitolo della trilogia (tanto che si può parlare più di storia alternativa che di un vero e proprio seguito).

L’unica sequenza di grande impatto rimane quella iniziale con la resurrezione di Mircalla, per il resto il film si rivela piuttosto deludente. Non a caso uno dei membri del cast ebbe a definire Mircalla, l’amante immortale, in verità troppo severamente, come "uno dei peggiori film mai fatti".


Titolo: Mircalla, l'amante immortale
Titolo originale: Lust for a Vampire
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 1971
Regia: Jimmy Sangster
Interpreti: Yutte Stensgaard, Mike Raven, Harvey Hall, David Healy, Pippa Steel, Michael Johnson, Ralph Bates, Barbara Jefford, Suzanna Leigh

Recensione del film Mircalla, l'amante immortale
Recensione scritta da: Francesco Villani
Pubblicata il 10/04/2013


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