Perché il racconto vale: un'intervista a Lapo Ferrarese

Libri > Interviste > Abbiamo torchiato per i nostri lettori Lapo Ferrarese, autore di racconti horror per Galaad Edizioni

Perché il racconto vale: un'intervista a Lapo Ferrarese [La Tela Nera]: A quasi 4 anni di distanza dal precedente lavoro "horror", Incubi, torni a farti vivo con una nuova raccolta di racconti, Vecchi Amici. Cos'è cambiato in Lapo Ferrarese autore in questi 4 anni e cosa differenzia i due lavori tra di loro?
[Lapo Ferrarese]: Ovviamente spero proprio di essere migliorato come scrittore in questi 4 anni, e devo dire con soddisfazione che le critiche ricevute sembrano confermarlo. Incubi presentava tre racconti lunghi, che avevano avuto una gestazione più o meno articolata nel tempo. Vecchi amici propone invece ben undici racconti brevi, alcuni anche brevissimi, nati nell’arco degli ultimi due anni e raccolti poi in antologia. Si tratta di una sorta di scommessa, da parte mia, per verificare se anche racconti più corti (rispetto a Incubi e anche al precedente Ombre d’esordio) avrebbero incontrato il favore del pubblico. Credo che la scommessa sia stata vinta. Non penso sia un caso che Vecchi amici sia stato selezionato come premio per il secondo classificato al contest letterario La Serra Trema di San Miniato.

[LTN]: A parte Vecchi Amici, il pezzo che dà il titolo alla raccolta, qual è il tuo racconto preferito di questa nuova "infornata da brivido" e perché?
[LF]: Difficile rispondere, si sa che i racconti per un autore sono come i figli: tutti sempre "bellissimi" a prescindere! A parte gli scherzi, direi che il podio di "racconto preferito" se lo giocano in tre: Il gatto nero (che qualcuno ha definito "poesco", mentre a qualche altro lettore ha messo proprio i brividi); La lettera a Babbo Natale (una storia allucinante a metà, come atmosfera, tra un episodio di Ai confini della realtà e un racconto di Lansdale, con tutto il rispetto naturalmente) e Mucche (dove narro l’incubo in cui precipita un incauto passeggiatore solitario, mentre si inerpica, dopo cena e sotto le stelle, lungo un sentiero di montagna nei pressi del proprio albergo).

[LTN]: Leggo sul tuo sito ufficiale che hai sempre considerato il racconto breve "come un’opera d’arte con una marcia in più". Quali sono le tue caratteristiche di scrittore che meglio si sposano con questa forma?
[LF]: In effetti sono sempre stato attratto (come lettore prima, e come scrittore poi) dalle storie "fulminanti", quelle short stories che ti prendono subito dal primo rigo, non riesci a mollarle nemmeno volendo e, in poche pagine, costruiscono tutto un universo narrativo completo, lasciandoti poi in balia di un finale a sorpresa.
In un romanzo lo scrittore ha tutto il tempo, per così dire, di sviluppare la trama e i personaggi; volendo, può anche permettersi di "allungare il brodo", cosa che personalmente non apprezzo (e che purtroppo in molti fanno, tra cui spesso anche uno dei miei idoli, tale Stephen King). Nel racconto breve invece l’idea nasce, si sviluppa e si conclude nell’arco di poche pagine, dove devi riuscire a tenere desta l’attenzione del lettore.
Credo che una delle mie caratteristiche come scrittore, riconosciute anche dai miei lettori, sia quella di andare dritto alla metà, senza troppi fronzoli o spiegazioni, catturare l’attenzione, far immedesimare chi legge nel protagonista e colpire poi a sorpresa il lettore laddove non se lo aspetta. Magari anche sfruttando situazioni "apparentemente" normali e quotidiane.
Insomma, si capisce che mi diverto un monte a scrivere racconti brevi?

[LTN]: Anche considerando che in genere in Italia le raccolte di racconti sono poco considerate (e comperate) non hai mai pensato di cimentarti con un romanzo?
[LF]: Credo sia un peccato che il racconto, come genere, non sia apprezzato e considerato nel nostro paese. Chissà perché gli editori italiani considerano i racconti come una scelta non vincente, ma forse è vero che anche quei pochi lettori che sono rimasti nel nostro paese sono stati ormai assuefatti al concetto, secondo me privo di fondamento, che il racconto sia "inferiore" al romanzo. Ma tant’è.
Comunque sì, ho pensato spesso di cimentarmi anche con un romanzo. E non nego che sono già al lavoro su almeno un paio di idee, tempo permettendo.

[LTN]: Citi autori del calibro di Stephen King, Isaac Asimov, Richard Matheson, Rod Serling, Stefano Benni, Woody Allen, Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft, Herman Hesse, Franz Kafka, Roald Dahl e Irwin Shaw: da quale di questi ti senti maggiormente influenzato?
[LF]: Questa è come la domanda sul racconto preferito, davvero difficile rispondere. In effetti li ho citati perché ognuno di loro mi ha "contagiato" in qualche modo, ognuno secondo le proprie caratteristiche.
King, Asimov, Matheson, Poe, Lovecraft e Serling mi hanno introdotto,ancora ragazzino, al mondo del fantastico, del mistero, dell’horror, delle ambientazioni cupe e angoscianti o semplicemente delle situazioni dove l’irreale irrompe d’un tratto nella quotidianità. Sono letture che mi hanno letteralmente "condizionato". Benni e Allen li ho scoperti negli anni del liceo e ho subito trovato folgorante e intelligente l’ironia dei loro brani. Hesse, Kafka e Shaw non hanno bisogno di presentazioni, fanno parte del mio bagaglio culturale, sono stati tra i primi autori di racconti che ho letto, ma non è ovviamente il mio stile. Dei racconti di Dahl apprezzo quella voglia di stupire proprio nelle righe finali, dopo aver portato il lettore in tutt’altra direzione.

[LTN]: Lapo, da anni sei responsabile della casa editrice (e non solo) Phasar, con cui hai pubblicato due tue opere: la più recente è Il complotto e altri racconti (2013), storie "a naso" molto lontane dal genere horror. Dove nasce la tua decisione di pubblicare con Galaad la tua produzione "di genere"?
[LF]: Sì, effettivamente con Il complotto e altri racconti, edito da Phasar Edizioni, ho sperimentato la pubblicazione di alcuni racconti non attinenti al genere "horror/fantastico/mistero", racconti che avevano già ricevuto un discreto feedback dai lettori su un sito di pubblicazioni online. Si tratta di racconti di ispirazione molto diversa l’uno dall’altro, che spaziano dall’ironia al noir, dal grottesco al drammatico, prendendo spunto anche da esperienze personali, sportive e legate alla paternità (come due racconti, tra loro connessi, in cui descrivo in apparente stile "horror" quella che poi si scopre essere, in realtà, una classica situazione che ogni papà ha vissuto con il proprio bambino di pochi mesi) fino a sfruttare anche leggende metropolitane più o meno conosciute, come quella relativa alla presunta "morte" di Paul McCartney nel 1966, nei racconti Paul Is Dead (ma anche no) e John Is Dead.
Un libro di racconti così eterogenei avrebbe incontrato più difficoltà ad essere accettato da Galaad Edizioni, più incline invece a pubblicare i miei racconti di genere horror/mistery. Così, stante le difficoltà di cui abbiamo accennato sopra circa la pubblicazione di racconti da parte delle case editrici, ho preferito pubblicare Il complotto e altri racconti con il mio marchio editoriale, con il quale comunque avevo già esordito nel 2008 con Ombre. Racconti del brivido. Proprio il mio primo libro era stato letto e apprezzato dai titolari di Galaad, i quali poi mi avevano fatto la proposta per il successivo Incubi del 2010. Quando si dice l’importanza di "rompere il ghiaccio"...

[LTN]: In una tua intervista del passato hai citato come elemento critico tra i numerosi servizi di una casa editrice la distribuzione. Che possibilità hanno le piccole case editrici - le uniche che sembrano dare abbondante spazio a produzioni di giovani autori legate al fantastico e all'horror - di riceverne una adeguata? Sei soddisfatto di Galaad sotto questo aspetto?
[LF]: La distribuzione è effettivamente il punto critico di una piccola-media casa editrice, per i motivi che tutti conoscono. Quasi impossibile che un titolo di una piccola casa editrice raggiunga gli scaffali di una libreria o comunque ci rimanga per più di pochi giorni.
Io resto convinto che una piccola casa editrice, più che affidarsi a un generico distributore o anche più d’uno (per poi rischiare di rimanere "schiacciata" dai costi, per non citare gli insoluti, e rimanere comunque abbastanza invisibile nelle librerie) debba, oggi più che mai, affidarsi a una promozione capillare sul web tramite un ufficio stampa dedicato che veicoli i testi pubblicati e le iniziative editoriali tramite tutte le possibilità offerte dalla rete: social network, blog, recensioni e interviste online, comunicati stampa, mailing list, booktrailer, annunci pubblicitari su motori di ricerca e social, oltre all’invio mirato di copie in lettura, in modo da creare l’immagine di una realtà editoriale che comunichi attivamente e quotidianamente in rete, stratificando nel tempo link indicizzati secondo parole chiave.
Ormai un libro si cerca e si acquista sempre più in rete, tramite motori di ricerca, cataloghi online e Bookstore oppure si arriva a comprarlo tramite il passaparola (a volte davvero virale) sui social e sui blog, che non invece entrando in libreria. Librerie dove sempre più spesso, purtroppo, ti senti rispondere che un libro di una piccola casa editrice, potenzialmente e tecnicamente ordinabile, è invece "non disponibile" o "ci vogliono 25 giorni per averlo"! Una strategia di marketing davvero suicida per un libraio (e per tutto il settore editoriale).
Credo quindi che l’importante oggi, per una piccola casa editrice, sia avere un ottimo ufficio stampa abbinato a un servizio che riesca a far avere le copie ordinate dalle librerie in tempi rapidi (che poi sia il distributore a farlo o la stessa casa editrice poco importa).
I titolari di Galaad, persone serie e appassionate, sono stati chiari sin da subito con me: poiché i racconti hanno poco appeal presso distributori e testate giornalistiche, avrebbero agito soprattutto tramite una promozione online (alla quale anch’io, quando posso, contribuisco). Il titolo comincia ad essere conosciuto, evidentemente qualcosa comincia a muoversi...

La copertina del libro Vecchi Amici[LTN]: Vecchi Amici è disponibile solo in formato cartaceo: una versione ebook della raccolta non ne avrebbe aiutato la distribuzione?
[LF]: Forse sì, chissà. Credo che un ebook possa certamente aiutare la visibilità di un testo, anche "spingendo" le vendite della versione cartacea (e viceversa). Ma attualmente preferisco, per motivi di scelta personale, rimanere solo alla versione cartacea.

[LTN]: Insieme alla casa editrice avete studiato qualcosa di speciale per la promozione del libro? Preferite puntare sulle presentazioni dal vivo, sulla copertura da parte dei media "classici" o sul web (social e blog)?
[LF]: Per motivi di lavoro non ho tempo per le presentazioni (anche se Galaad me le aveva proposte). Ci siamo adoperati per una promozione su due numeri di Leggere:Tutti (incluso il numero distribuito al Salone del Libro di Torino) e, come accennavo prima, alla promozione online, anche tramite invio delle copie cartacee che ha portato ad alcune positive recensioni, davvero molto gratificanti.

[LTN]: Hai un paio di libri di genere – anche recenti - da consigliare ai nostri lettori?
[LF]: Sto leggendo proprio adesso l’antologia Urania Lui è leggenda! dove alcuni tra i più conosciuti e importanti scrittori di fantascienza, horror e fantastico (tra questi King, Lansdale, Strieber, Nolan, Wilson) scrivono il seguito o addirittura il prequel dei più famosi racconti di Matheson. Non tutti i racconti del libro sono riusciti, ovviamente, ma molti sono davvero delle chicche e l’antologia in sé (anche se già del 2011) merita davvero.
Poi magari la recente raccolta di King Al crepuscolo composta da tredici racconti che spaziano dall’horror, al thriller al soprannaturale.

[LTN]: Progetti per il futuro?
[LF]: Come detto, sto lavorando in contemporanea a un paio di romanzi (di cui uno horror). Ho per le mani anche altri progetti editoriali di cui sarò curatore ed editore, dei quali però non posso al momento anticipare niente.


Perché il racconto vale: un'intervista a Lapo Ferrarese
Intervista realizzata da:
Pubblicata il 09/07/2014

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