Brividi thriller da Roma: intervista a Luana Troncanetti

Libri > Interviste > Due chiacchiere con Luana Troncanetti, vincitrice del concorso letterario organizzato dal sito internet ThrillerCafe.it

Brividi thriller da Roma: intervista a Luana Troncanetti Sulle pagine di LaTelaNera.com ospitiamo oggi la scrittrice Luana Troncanetti, da poco vincitrice della prima edizione del concorso letterario organizzato dal noto sito internet ThrillerCafe.it.

[La Tela Nera]: Ciao Luana, complimenti da Latelanera.com per la vittoria al concorso Thriller Café. Presentati ai nostri lettori.
Ciao, sono ancora intontita di gioia e felice di essere qui. Grazie di cuore per i complimenti e per l’ospitalità.
Sono nata a Roma nel 1970 ed è per questo, forse, che adoro i jeans a zampa e le camicette con i polsini svasati. Colorare il mondo, fin da piccolissima, è sempre stato il mio sogno. Matite, pennelli, il mascara di mia madre, la schiuma da barba di papà: ogni strumento che producesse segni su una superficie piana mi mandava in estasi. Sono ancora in punizione per aver espresso la mia “arte” sul tavolo del soggiorno, avevo cinque anni. Mia madre metabolizza i fatti con tempistiche tutte sue, già.
Diplomata in ragioneria, dal 1989 a oggi ho svolto una miriade di professioni, quasi nessuna legata ai miei studi. Lavoro come redattrice in un’emittente radiofonica, un impiego che mi consente di interagire con una moltitudine di persone a dir poco singolari. Collaboro con La Pro Loco di Roma in qualità di relatrice, fianco a fianco con la scrittrice e responsabile del Dipartimento Cultura Simona Teodori. Abbiamo inaugurato le tante iniziative in programma con un ciclo di presentazioni dedicate alla scrittura noir. Il nostro primo ospite, lo scorso 3 febbraio, è stato Giovanni Ricciardi. La prossima meravigliosa penna sarà quella di Letizia Vicidomini. Parleremo di Notte in bianco, il suo ultimo romanzo, giovedì 29 marzo.
Nei ritagli di tempo fra lavoro, gestione della casa e famiglia, provo a raccontare storie. Ciò mi regala, di tanto in tanto, grandi soddisfazioni. Mi permetto di invitare i lettori de Latelanera.com a dare un’occhiata qui: Luana Troncanetti - autrice.

[La Tela Nera]: Venendo strettamente alla scrittura, che tipo di scrittrice sei?
Molto umorale. Diretta, carnale e istintiva, oscillo fra narrazioni ironiche e scritti a stampo noir. Nel mezzo, storie alle quali non si può appiccicare un’etichetta ben precisa. Ho iniziato a scrivere per caso, nel 2007, quando mio figlio aveva neppure tre anni. Ho avvertito l’esigenza di raccontare il tragicomico mondo della genitorialità, questo impulso mi ha permesso di realizzare il primo miracolo letterario: la vittoria al Premio Massimo Troisi - Sezione scrittura comica. È successo nel 2009, con un monologo sulle non vacanze delle mamme.
Da circa due anni sono più orientata verso una scrittura introspettiva e spalmata di nero. Spaziare fra diverse possibilità, comunque, resta la mia cifra di base.

L'autrice Lunana Troncanetti

[La Tela Nera]: C'è qualche autore da cui ti senti particolarmente ispirata o a cui vorresti far leggere qualcosa di tuo?
Amo tutti gli autori che fanno “risentire alla scrittura il callo del dialetto d’origine” e decostruiscono ad arte alcune regole della sintassi. Poche persone, nel panorama letterario italiano, sanno farlo in modo superbo: una è Patrizia Rinaldi, l’altro Luigi Romolo Carrino. Il primo è Erri De Luca, maestro di decostruzione e callo del vernacolo, la citazione fra virgolette è sua. A lui sì che vorrei far leggere anche soltanto il titolo di un mio racconto breve così come ad Andrea Camilleri, pagherei solo per poter sfiorare il suo accendino. Se fosse possibile, ad Ágota Kristóf; la sua Trilogia della città di K mi ha sconvolta. A Virginia Woolf e a Jane Austen, due fra le più illuminate e illuminanti teste che il mondo abbia mai conosciuto.

[La Tela Nera]: Hai un bel record di vittorie e piazzamenti a concorsi letterari; cosa pensi di questo mondo?
Le competizioni letterarie sono ottime palestre di scrittura. Mi piacciono quelle riservate ai racconti brevi a tema per misurarmi con me stessa, prima ancora che con gli altri. Diversi anni fa ho conosciuto un esordiente convinto che collezionare vittorie o piazzamenti gli avrebbe assicurato, prima o poi, la pubblicazione con un’importante casa editrice. Ha ancora addosso il mio sguardo fra lo scettico e il divertito. Può succedere, certo, che grazie a un concorso qualcuno riesca a mettersi in luce. Ma un editore non si fa certo impressionare dai titoli, magari fosse tutto così semplice.
I concorsi sono terni al lotto per l’aspetto, non trascurabile, della discrezionalità di una giuria. Trovo improduttivo sindacare, stupirsi o scandalizzarsi per il gusto personale di chi è preposto a valutarti. Per quanto difficile, bisogna accettare tutte le variabili. Lo stesso elaborato può avere risposte diverse: piazzarsi sul podio, vincere oppure cadere nell’indifferenza più assoluta. Mi è successo più di una volta. Per questo sono convinta che qualificarsi sia, in molti casi, una questione di fortuna. Incarnare la penna giusta in un determinato frangente vale più dell’abilità oggettiva nella scrittura.
Alcuni considerano i concorsi, nessuno escluso, più truccati di Lady Gaga. Per esperienza personale posso dirti che, in un paio di circostanze, mi è capitato di avere l’impressione che i risultati non fossero cristallini. Però, in linea di massima, tutte le competizioni alle quali ho partecipato (soprattutto quelle che prevedono la lettura in forma anonima degli elaborati) vengono gestite in modo serio.

[La Tela Nera]: La narrativa breve è apparentemente più alla portata degli scrittori esordienti, ma se ne sottovaluta spesso la difficoltà. Cosa pensi renda un racconto notevole?
È il punto di partenza di chiunque si approcci alla scrittura, eppure molti grandi autori affermano che il racconto sia più complicato rispetto alla narrativa di ampio respiro. Personalmente, ho faticato nel passaggio dalle dieci alle duecento pagine e sono tuttora convinta che l’autentico scrittore sia il romanziere. Trovo più semplice raccontare storie in poche cartelle, in diverse antologie edite da Giulio Perrone ho accolto la sfida di concentrare una vita in appena cento parole.
Il racconto notevole è quello in cui l’autore non si perde in pleonasmi che ingrassano la scrittura. Pecche scusabili in misura minima nelle narrazioni lunghe, in quelle brevi rappresentano la morte dell’incisività. Almeno per quanto mi riguarda, considero notevole il racconto con un epilogo spiazzante. Quello scritto in modo visivo e addirittura tattile, quello che riesce in poche pagine a risvegliare tutti i sensi.

[La Tela Nera]: E cosa rende difficile scrivere un racconto notevole?
L’intenzione di voler scrivere un racconto notevole; la premeditazione non genera stati di grazia. Arrivano, devi avere la prontezza di raccoglierli.

[La Tela Nera]: Parlaci del racconto che ha vinto il concorso di Thriller Café.
OFF è la storia di un abbandono che si inserisce in una coppia matura in crisi coniugale. Racconta di rimpianti, sogni interrotti, legami che si trasformano in gabbie, dell’impossibilità di accettare le rughe, di vigliaccheria. Parla dell’incastro balordo di due malattie del cuore.
Claudio è un giovane narcisista che si prende gioco di Miriam, una splendida signora che si concede attimi di bellezza al di fuori del matrimonio.
Difficilmente i suoi incontri illegittimi sfociano nel sesso. È sufficiente, per lei, sentirsi viva e desiderata grazie a platonici flirt. Non tradisce per soddisfare i bisogni del corpo, è una questione più sottile. Alla soglia dei cinquant’anni si innamora di un ragazzo che potrebbe essere suo figlio con conseguenze devastanti. Non regalo sconti di pena a nessuno dei due protagonisti. Mi limito a concedere qualche attenuante alla donna, con modalità che per ovvie ragioni di spoiler non posso illustrare.
La vicenda si snoda attraverso continui flashback e, di conseguenza, il registro narrativo si adegua. Il presente, che si apre con l’immagine di un trentenne crocifisso per le braccia in una soffitta, è raccontato a morsi neri. Il passato, visto con gli occhi il più possibile imparziali di un narratore onnisciente, si concede squarci appena più descrittivi e qualche riflessione sull’amore. Nel finale, voce e sguardo del narratore si uniformano.

La copertina del libro Silenzio di Lunana Troncanetti

[La Tela Nera]: Che progetti hai in ambito di scrittura?
Ho un paio di lavori lunghi inediti e una terza idea ancora da sviluppare, sono romanzi disomogenei per stile e tematiche affrontate. Ho sottoposto uno di questi manoscritti ad alcune grandi case editrici. Un paio di riscontri positivi sono arrivati ma non hanno generato una pubblicazione. L’apprezzamento per un romanzo di appena 105 cartelle, scritto con furia in un mese, mi ha comunque riempita d’orgoglio. È complicato da inserire in una linea editoriale, non incasellabile in una nomenclatura precisa e forse troppo “italiano”. Aspetterò con pazienza, senza particolare angoscia, altre risposte ancora inevase.
Nel mentre, fra qualche tempo sarò in libreria con due contribuiti ad altrettante antologie. La prima, edita da I Buoni Cugini editori, scaturisce dalla vittoria a Thriller Café. Includerà OFF e una selezione dei migliori racconti che hanno partecipato al concorso con un surplus fantastico per chi, come me, ama l’arte. Non posso però svelare quale sia.
La seconda uscita è prevista per maggio ed è un’opera a cui tengo molto: un’antologia che verrà trasformata in pièce teatrale. Conto i giorni che mi separano dal momento in cui potrò dire qualcosa in più su questi due splendidi lavori corali.

[La Tela Nera]: Un consiglio per chi approccia oggi la scrittura creativa.
Ne avrei più di uno, spero di non dilungarmi troppo.
Leggere Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura) almeno una volta a settimana. È un minuscolo saggio di Erri De Luca, una illuminante lettera aperta agli esordienti. C’è un punto che mi piace molto: Non spedire opere tue a scrittori. Non si mandano scarpe fatte da sé ai calzolai perché provino a calzarle. Non si spedisce al pasticcere un dolce fatto in casa perché lo assaggi. Diventare scrittori, darselo per compito, definitivo o provvisorio, non passa dal contatto e dalla sponda di un altro scrittore. Quello è vicolo cieco, non smistamento.
“Conoscere” non serve. Nessuna penna famosa può avere peso nelle decisioni di un comitato editoriale. Può apprezzarti a livello personale, se hai l’occasione di essere suo amico/amica, non imporre il suo parere ad altri. Se hai sufficiente cervello per non abusare della reciproca amicizia, può concederti attimi di tempo per dirti la sua su un incipit, o su qualche cartella. Può darti suggerimenti preziosi di scrittura, ma non è suo compito farti da editor o da agente letterario. Il privilegio di conoscere qualcuno nell’ambiente si limita a questo e lo racconto sia a beneficio di chi scrive e si cruccia di non avere “agganci”, sia come informazione generale per chi legge. Le raccomandazioni, chiamiamole con il loro sgradevole nome, in ambito letterario non servono davvero a nulla ed è inutile cercarne.
Pretendere che un altro scrittore ti faccia da sponda è un malcostume piuttosto diffuso, soprattutto da quando i social facilitano ogni contatto e generano solleciti a un passo dallo stalking dopo l’invio (non richiesto) di un lavoro da caldeggiare.
Approfittare della wall altrui per linkare la propria pagina/promuovere l’ultimo libro/segnalare la vittoria a un concorso letterario/varie ed eventuali, è un’altra cosa che sconsiglio vivamente. A meno che non sia questa persona a segnalarti sul suo profilo per reale stima e conoscenza delle tue capacità, perché mettersi in mostra con irritanti azioni auto referenziali? Mai invadere spazi, famosi oppure no.
Un caso su tutti che mi lascia basita?
Invito a una presentazione letteraria su Facebook. Il soggetto X che replica sulla bacheca dell’evento: “Desolato, non potrò intervenire. Lo stesso giorno alla stessa ora presenterò la mia Opera qui: (O rigorosamente Maiuscola, tutti i dettagli del suo evento, un elegantissimo link di acquisto alla sua fatica scrittoria.) BASITA. Al limite, e ammesso che al mittente dell’invito possa interessare, due righe di spiegazione in privato sono più che sufficienti.
Armarsi di infinita pazienza, scoraggiarsi soltanto dopo anni di risposte disattese. È difficile, tanto, ma la fretta non accelera il processo di pubblicazione. Godere di ogni piccolo successo con serenità, cancellare per sempre dal vocabolario l’orribile lemma invidia e sostituirlo con la parola ammirazione, leggere penne più capaci della tua, ricordarsi che scrivere è un magnifico riempitivo ma non può rappresentare ragione di vita, emozionarsi per ogni persona che impiega il suo tempo per leggere proprio te.
Buttarsi, se l’istinto ispira questo, iscrivendosi magari a un concorso letterario impossibile da superare o proponendosi alla casa editrice tanto sognata. Tutti i no vanno incassati e leniti dall’unica consolazione possibile: “Sono stato/a folle, ma almeno ho tentato.” La casa editrice dei miei sogni, pochi mesi fa, mi ha (quasi) detto sì. Non avrei mai immaginato di poter ricevere interesse proprio da “Lei”. Quel quasi è stato il no più soddisfacente mai ricevuto.

[La Tela Nera]: Grazie per la tua disponibilità e in bocca al lupo.
Lunga vita al lupo e di nuovo grazie a te per lo spazio che mi hai concesso.


Brividi thriller da Roma: intervista a Luana Troncanetti
Intervista realizzata da: Andrea Servili
Pubblicata il 14/03/2018

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