La Nascita di un romanzo Fantasy - Parte 5

Oggi Andrea ci spiega tutto riguardo il narrare senza "dire"...

La Nascita di un romanzo Fantasy - Parte 5 Quasi due mesi fa Andrea Franco si è presentato ai lettori di LaTelaNera.com con la sua prima lezione su come realizzare un romanzo fantasy.

Ha già avuto modo di proporti una prima lezione introduttiva sul mondo della scrittura da professionista, una seconda lezione sull'ambientazione, una terza lezione dedicata ai personaggi protagonisti del romanzo e una sulla trama del romanzo.

Lo dico anche se è ovvio: sarebbe bene (se non l'hai ancora fatto) che tu vada a leggerti queste quattro passate edizioni prima di tuffarti in questa. Buona lettura.


La Nascita di un romanzo Fantasy
Lezione # 05 - Il "non dire"

Abbiamo parlato molto, nei capitoli precedenti, in merito alla maniera opportuna per approfondire i personaggi e il mondo del nostro romanzo.
Mi sono soffermato molto su questo aspetto perché mi rendo conto che racchiude in sé due aspetti diversi:

1) è un lavoro duro
2) è un lavoro fondamentale

Quindi accade spesso che non ci si renda conto dell'importanza del punto 2 e si ceda davanti alle difficoltà del punto 1.
Scrivere è fatica e la differenza (tra un ottimo autore e uno mediocre) molto spesso, prima ancora del talento, è data dalla capacità di uno scrittore di saper soffrire. Chi cede alle lusinghe della storia e tralascia un'ottima preparazione, non scriverà mai nulla di spessore, nulla che valga la pena di leggere. Chi si soffermerà invece a lavorare sugli aspetti che abbiamo analizzato finora, se avrà anche un suo stile (buono, mi auguro) e un pizzico d'inventiva, si toglierà delle soddisfazioni.

  Adesso però vorrei parlare di una cosa un po' particolare, una cosa che ho già accennato, ma che vorrei approfondire. Poi parleremo un po' di un altro aspetto super noioso che molti saltano senza battere ciglio: l'editing, la cura finale del testo (e qui non parlo di semplici refusi, ma dell'insieme dell'opera, cosa assai più importante di banali errori di battitura).

  Di cosa parliamo?
Del "non dire".
Ma come, dopo tutta la preparazione, schede dei personaggi, mondo curato nei minimi dettagli, trama e scaletta ecc. ecc. adesso parliamo di "non dire"?  E tutto quel lavoro fatto prima di iniziare a scrivere? Serve a "non dire", appunto.
A "non dire" nel miglior modo possibile.
Un discorso complicato? No, ora mi spiego meglio, vedrete.
Non è complicato il concetto, ma la messa in pratica.
E questo discorso è ancora più importante per noi che ci accingiamo a scrivere un romanzo fantasy, un romanzo in cui ci sono talmente tante differenze tra il mondo creato e il nostro che la tendenza a spiegare può indurci a scrivere paragrafi banali o frasi sciocche. E una buona idea, una trama avvincente, può essere rovinata dalla smania di dire che prende l'autore.  

Devo ammettere che anche da spiegare non è cosa semplice. Proviamo con un esempio.

Nel nostro romanzo, quello che nella nostra finzione stiamo scrivendo, introduciamo un nuovo personaggio, Elyn, un elfo dei boschi. Abbiamo già fatto tutta la sua scheda, conosciamo il suo carattere e la sua vita. In più, conosciamo le caratteristiche della sua razza, il suo essere parte della Natura, la sua sensibilità particolare, i sensi acuti. Sappiamo inoltre che vive molto di più di un uomo, tre, quattro volte di più. Tutto questo lo abbiamo già deciso. E adesso Elyn sta per presentarsi ai lettori. È nel suo bosco, in perlustrazione, l'arco pronto, e forse ha avvistato uno straniero. Un autore inesperto potrebbe descrivere la scena a questo modo:

  Il sole ormai era solo un riflesso debole dietro le fronde degli alberi, ma per Elyn non era un problema. I suoi sensi di elfo gli permettevano di vedere bene anche nell'oscurità. Lui la natura la percepiva, non aveva bisogno di altro se non la sua fratellanza con il bosco. Si mosse con la consueta abilità, cercando la presenza che aveva percepito nascosta nel folto. Un passo dietro l'altro, senza fare rumore, con la naturalezza degli elfi. Se davanti a lui si celava un uomo, presto si sarebbe tradito. Nessuno poteva diventare un tutt'uno con la natura. Nessuno che non fosse un figlio della natura, un elfo dei boschi.
Poi finalmente lo vide

  Questo potrebbe essere il modo in cui il nostro elfo Elyn viene presentato. Lineare, scorrevole, con tante informazioni che aiutano a inquadrare il personaggio (anche se non abbiamo ancora dato informazioni sul suo aspetto). Però... già, qui inserirei un però! Anche se devo ammettere che descrizioni del genere sono molto frequenti, non solo tra autori alle prime armi. E piacevoli, anche.

A mio avviso qui c'è qualcosa che non funziona.
Capisco l'esigenza di dover dare alcune informazioni al lettore, però dobbiamo ricordarci sempre che l'ovvio non andrebbe mai detto.
Non ricorderei mai al lettore che il personaggio per sopravvivere respira. Perché è la norma e il personaggio stesso non si soffermerebbe a riflettere su questo. Così un elfo dei boschi (immaginando che il paragrafo qui sopra sia scritto con un narratore che si pone dal punto di vista dell'elfo) non indugerebbe su pensieri e riflessioni sulla sua stessa natura (a meno che non sia afflitto da un ego eccessivamente ipertrofico!). Quando diciamo al lettore che l'elfo vede bene anche con il sopraggiungere dell'oscurità, diamo un'informazione corretta, ma nel modo sbagliato. Elyn non si soffermerebbe mai in valutazioni sulla sua vista. Per lui è la norma.

Vi sembra che stia esagerando? Di certo, paragrafi del genere ne leggiamo tanti, ma qui stiamo ragionando su come fare di meglio, non su cosa di poco buono spesso leggiamo. Quindi, perché accontentarsi?
Torniamo un passo indietro. Vogliamo presentare Elyn e far capire al lettore che ha alcune caratteristiche particolari, come, per esempio, una vista notevole. Bene. Lo possiamo fare in modo efficace, cambiando solo un po' la scena. Allora aggiungiamo un personaggio, magari un uomo, lo affianchiamo a Elyn e narriamo la scena dal punto di vista del nuovo compagno dell'elfo (naturalmente tutto questo se non lo abbiamo già programmato, ci porterà via un po' di tempo per adattare la scena, ed eventualmente il nuovo personaggio, al resto della trama. Ma l'esperienza ci porterà a prevedere prima problemi del genere o a risolverli agevolmente!).
Ecco come potrebbe essere l'inizio della scena.

  Erudell si arrestò. Il sole non riusciva più a filtrare tra le fronde e un velo d'oscurità adesso ammantava tutto. Si voltò a cercare Elyn, qualche passo dietro di lui.
– Riesci a vedere qualcosa? – domandò, affidandosi alla vista dell'elfo dei boschi.
Elyn aveva lo sguardo fisso in un punto davanti a lui. Annuì, poi disse: – Trenta passi, leggermente sulla sinistra. – La voce una melodia appena sussurrata.
Erudell strinse gli occhi e puntò lo sguardo nella direzione suggerita dal suo compagno. Poi, finalmente, lo vide anche lui.

  Ecco. Vediamo un po' cosa abbiamo combinato. Di certo non abbiamo dato tutte le informazioni del passo precedente, ma questo a mio avviso è un bene. Il personaggio deve essere "scoperto" un poco alla volta, altrimenti rischiamo di fare elenchi banali e insoddisfacenti senza aggiungere nulla alla trama e penalizzando solo il ritmo della narrazione. Abbiamo però presentato un personaggio (anzi, due, ma tralasciamo Erudell per adesso) e fornito al lettore molte indicazioni: è un elfo, elfo dei boschi per la precisione, qualunque cosa possa significare; vede meglio del suo compagno umano; abbiamo suggerito una certa delicatezza, descrivendo con poche parole la sua voce, lasciando intendere anche un'armonia con la natura fuori dall'ordinario.

Abbiamo quindi descritto senza... descrivere!

Non so se mi spiego. Il tutto è avvenuto con naturalezza, senza spezzare il ritmo, senza essere pedanti. Un po' alla volta, andando avanti nella narrazione aggiungeremo altri dettagli su Elyn, aumentando il grado di conoscenza del lettore. E abbiamo "non detto" molte altre cose, quindi, che sveleremo un poco alla volta, attraverso i dialoghi (facendo attenzione a non cadere nel tranello infodump), le azioni (far muovere un personaggio dice molto più su di lui che non raccontare il perché lo fa), gli altri personaggi. Già, gli altri personaggi a volte ci aiutano anche in questo senso, come abbiamo visto per Erudell. Senza il suo sguardo non avremmo saputo descrivere con efficacia l'elfo Elyn.

Ovviamente le cose non devono andare sempre così.
Ci sono mille espedienti che solo l'esperienza può suggerirci. E, non lo dimentichiamo, non è detto che si debba narrare una storia attraverso un punto di vista specifico.
Molti autori utilizzano il narratore onnisciente, esterno, che racconta una storia condividendo con il lettore tutte le informazioni (o almeno quelle utili allo svolgimento della trama). Alcuni sceglieranno invece di scrivere in prima persona, quindi entrano in gioco altre regole. Ma non ci perderemo in questi discorsi. Noi, sempre nella nostra finzione, stiamo scrivendo un romanzo affidandoci di volta in volta al punto di vista di un personaggio specifico, e su questo basiamo i nostri ragionamenti.

  Tutto questo "non dire" è stato applicato anche nel mio romanzo Il Signore del Canto. Non ci sono elfi, orchi e folletti, ma lo stesso veniamo a contatto con personaggi particolari, maghi, e una società diversa dalla nostra. Quindi le difficoltà sono le stesse. Come descrivere la società del mio mondo, come presentare al lettore la Signora del Canto, l'eterea hel'erendis? Come far comprendere la magia del Canto, la Regola del Silenzio e tutto quello che ne consegue?
Be', con un'ottima programmazione (mondo e personaggi), una scaletta definita ed equilibrata e tanto, tantissimo "non detto", al punto giusto, ben dosato. Tra le righe c'è scritto più di quanto si possa immaginare. Ve l'assicuro.

  Come? Avete già iniziato a scrivere e adesso avete il dubbio di avere "detto" troppo?
Non è un grosso problema, per adesso. Fermatevi un istante e riavvolgete il nastro. Dopotutto la prima stesura è solo un passaggio provvisorio. Magari costerà un po' di fatica, ma se avete lavorato bene tutto può essere sistemato. Editare un testo non significa solo correggere i refusi (in effetti questa è la parte meno importante), ma andare a fondo, anche a costo di riscrivere un intero paragrafo (speriamo non l’intero romanzo!). Lo vedremo la prossima volta. Finora abbiamo presentato il lavoro dello scrittore come duro e faticoso. Vi assicuro che quello che viene dopo (e che a mio avviso fa parte dello stesso processo) è ancora peggio: la revisione.
Come, quando e perché? Ne parliamo la prossima volta. Per il momento concentratevi sul "non dire".

Una volta che ci avrete preso la mano scoprirete che non solo è efficace, ma anche maledettamente divertente. Be’, io mi diverto così, va bene?

  A presto.

Articolo scritto da:
Alessio Valsecchi

La Nascita di un romanzo Fantasy - Parte 5
Articolo pubblicato il 04/07/2009


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