Culsu, guardiana della porta dell'inferno
Una divinitą poco conosciuta della cultura etrusca, la furia alata Culsu era a guardia della porta infernale
Il popolo etrusco conserva enigmi che ancora oggi sono nascosti nel tempo. Dalle origini incerte e dalla lingua sconosciuta gli etruschi sono passati alla storia come un popolo misterioso e raffinato, per nulla figlio dell'arretratezza culturale che abbracciava l'Italia del tempo.
Tra gli dči enigmatici della loro mitologia, spesso oggetto di miti distorti e culti segreti nella letteratura del secoli successivi (a tale proposito come non considerare le divinitą Etrusche i nostri Antichi?) esisteva Culsu, la furia alata bifronte.
Associata al dio Culsans (divinitą delle porte e delle uscite), che poi si evolverą nel Giano Bifronte del panthčon romano, Culsu vigila esclusivamente sulla porta di ingresso dell'oltretomba, assolvendo quindi lo stesso compito di Caronte.
I nomi di Culsans e Culsu hanno la stessa etimologia: culs, che in etrusco significa appunto "porta".
Spesso viene rappresentata con una torcia (per far luce nell'oltretomba ai defunti, nel loro cammino) e con un oggetto che viene identificato con un paio di forbici.
Forbici, forse, in parallelismo con l'ultima delle tre Parche, quella che taglia il filo della vita generato dalle due precedenti, della mitologia Greca in una riformulazione della donna come matrice della vita e della morte.
A dimostrazione dell'incertezza e che avvolge la figura di questa divinitą si pensi che il suo nome viene riportato solo su due iscrizioni: una di queste ci fornisce la certezza dell'esistenza di un culto specifico dedicato a Culsu, la guardiana della porta infernale.
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