Le porte dell’inferno, unico film horror diretto dal veterano Umberto Lenzi, famoso soprattutto per i suoi poliziotteschi (Milano Odia, Il cinico, l’infame e il violento) e per la trilogia cannibalica avviata con Il Paese del Sesso Selvaggio, si segnala tra i peggiori prodotti del regista toscano sotto vari punti di vista.
Il soggetto può definirsi sufficiente e poteva sicuramente costituire la base per dar vita ad una sceneggiatura capace di soddisfare quanto meno gli amanti di b-movies nostrani. Del resto la bontà dell’idea iniziale è anche testimoniata dal successo di recenti pellicole come Il nascondiglio del diavolo: The Cave e soprattutto The Descent - Discesa nelle tenebre.
Purtroppo Lenzi dà vita, firmandosi come Olga Pehar, a una sceneggiatura che, oltre a esser debitrice di altre opere (la scena con i ragni è palesemente copiata da E tu vivrai nel terrore... L'aldilà di Lucio Fulci), presenta idiozie su idiozie (vedi il dottore che spara diagnosi come se fosse Nostradamus o i due testimoni di Geova che fanno proselitismo) condendo il tutto con dialoghi banali. Illogico, poi, il movente per il quale i monaci uccidono gli eretici, visto che loro stessi lo erano.
Di Le porte dell’inferno si rivela sorprendentemente anonima anche la regia con un Lenzi spento e svogliato che non riesce ad imprimere un ritmo adeguato e soprattutto non riesce a dare un taglio visionario ad un’opera che avrebbe dovuto fare di questo il suo punto di forza. L’unica scena che si salva è quella con le immagini sacre che lacrimano sangue, mentre un serpente striscia sul pavimento della grotta.
Mediocri le interpretazioni degli attori che vengono rese pessime da un orrendo doppiaggio. Barbara Cupisti (Deliria, Dellamorte Dellamore) e Giacomo Rossi Stuart (Sette scialli di seta gialla) non sono sufficienti per rialzare il livello interpretativo e anzi vengono anche loro coinvolti nella mediocrità generale. Si segnala nel cast anche un giovane Pietro Genuardi (Paganini Horror) che farà fortuna nella soap Cento vetrine.
Non mancano un paio di momenti splatter, curati da Antonio e Giovanni Corridori, che però non risollevano minimamente l’esito finale. Sufficienza striminzita per la colonna sonora di Pietro Montanari, mediocre la fotografia, bruttine le scenografie nonostante le location fossero perfettamente adeguate, come dimostra la fatiscente e affascinante chiesa abbandonata.
Le porte dell’inferno: una pellicola deludente soprattutto a causa della mancanza di idee piuttosto che dell’esiguo budget.
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