Nikolai Dzhumagaliev, la storia del serial killer

Nome Completo: Nikolai Yespolovich Dzhumagaliev

Soprannome: Kolya l’Orco, Zanna di Metallo

Nazionalità/Paese: Kazakistan

Data di Nascita: 15 novembre 1952

Segno Zodiacale: Scorpione

Data di morte: in vita

Periodo degli omicidi: 1979-80, 1989-91, 1994-95?

Vittime accertate: 10

Vittime presunte: 50+

Modus operandi: inizialmente sceglie le sue vittime tra le passanti, quindi le segue o le rintraccia per ucciderle nella notte con un coltello o un’ascia. In evoluzione smette di seguire questa prassi, aggredendo le vittime anche in casa loro, oppure assassinandole dopo un rapporto sessuale consensuale. In ogni caso, dopo l’uccisione di una donna si abbandona alla necrofilia, beve il suo sangue e si nutre delle sue carni, asportandone infine delle parti per consumarle in seguito, servirle ai suoi ignari ospiti o alla vittima successiva.


Sulle pagine di LaTelaNera.com dedicate agli assassini seriali presentiamo oggi la storia di Nikolay Dzhumagaliev, un criminale che per anni è stato considerato uno dei peggiori serial killer russi (o, più precisamente, dell'Unione Sovietica) mai esistiti. Oggi, in seguito alla disgregazione della USSR, è "semplicemente" il più noto e crudele omicida in serie del Kazakistan, la nazione riconosciuta come tale nel 1991, l'ultima ad aver annunciato l'indipendenza dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Nonostante abbia operato per un arco di tempo piuttosto limitato, Dzhumagaliev (conosciuto anche come Nikolaj Džurmongaliev) è stato uno dei più feroci assassini seriali dell’epoca sovietica. Recentemente è stata provata la sua responsabilità per la decima vittima, ma si ipotizza che il numero effettivo possa arrivare a dieci volte tante.

Ematofago, necrofilo e cannibale, sceglieva i propri bersagli tra le donne di età compresa tra i venti e i quarantacinque anni, impegnato in una guerra personale contro il matriarcato e la lascivia.

Una foto del serial killer kazako Nikolai Dzhumagaliev

Fu arrestato per la prima volta nel 1979, a causa di un incidente apparentemente slegato dagli omicidi, e prontamente rilasciato a dispetto di una diagnosi di schizofrenia. All’incirca un anno più tardi fu identificato come Kolya l’Orco, e dopo una breve fuga catturato dalle autorità.

La sua storia di insensata brutalità non era però destinata ad arrestarsi: dieci anni più tardi, ritenuto erroneamente sulla via della guarigione, evase durante il trasferimento a una struttura di minima sicurezza. Il massiccio dispiegamento di uomini e mezzi messo in campo per rintracciarlo, astutamente depistato dall’omicida, si dimostrò inutile.

Zanna di Metallo (così era soprannominato) vagò libero fino al 1991 quando, ormai stanco di fuggire, cercò di farsi arrestare per un reato minore spacciandosi per un profugo cinese. Nonostante fosse stato identificato, dopo tre anni fu sorprendentemente assegnato alle cure della famiglia, ma fuggì presto da Uzun-Agach e si nascose tra le montagne.

Arrestato per la quarta e ultima volta nel 1995 mentre cercava di espatriare. Attualmente è detenuto presso l’ospedale psichiatrico di Almaty, dove è condannato a rimanere fino alla fine dei suoi giorni.

Nikolay Dzhumagaliev, un personaggio spaventoso reso ancora più suggestivo dalla dentiera di metallo che gli è valsa il soprannome dopo la cattura, è diventato il fulcro di dicerie e leggende spesso infondate. Per LaTelaNera.com l'autore Alessio Lanterna ha cercato di fare chiarezza scavando tra le fonti russe, delineando un profilo che non ha alcun bisogno di fantasiose integrazioni per essere definito terrificante.


Nikolaj Džurmongaliev: famiglia, infanzia e adolescenza

Nikolaj Yespolovich Džurmongaliev nasce a Uzun-Agach, in territorio Kazako, il 15 novembre 1952 (altre fonti minori segnalano però l'1 gennaio o l'1 settembre come sua data di nascita). Padre kazako e madre bielorussa, Nikolay è il terzo e penultimo figlio di una famiglia benestante di Uzun-Agach (o Uzynagash), l’unico maschio. Secondo alcune fonti, eredita dal padre una rigida visione del mondo di matrice islamica radicale, sulla base della quale, in età adulta, costruirà l’inverosimile razionale delle sue azioni.

Pur dimostrando di essere un ragazzo sveglio, è uno studente mediocre. Conclude le scuole medie nel 1968, e continua la sua istruzione presso la scuola tecnica ferroviaria.

Lavora brevemente a Guryev nel 1970, prima di essere chiamato per il servizio di leva nei reparti di difesa chimica di base a Samarcanda, in seguito dispiegati a Otara.

Congedato due anni più tardi, Nikolay Dzhumagaliev tenta senza successo di accedere alla facoltà di prospezione geologica dell’università del Kazakistan. Prova a diventare un pilota professionista, ma è un altro fallimento.

Decide infine di cercare la sua strada vagando per l’Unione Sovietica, abbandonando temporaneamente il paese d’origine a una cinquantina di chilometri da Alma-Ata (oggi Almaty).

Dopo l’arresto descriverà così le sue esperienze sessuali di questo periodo:
“Ho iniziato a fare sesso sin dal 1970, quando avevo diciotto anni, e ho sempre avuto un paio di ragazze. Mi è sempre piaciuto, ma non so perché”.

Un'immagine artistica del serial killer kazako Nikolai Dzhumagaliev

Ci sono almeno tre particolari degni di nota riguardo a questo periodo, che è piuttosto mal documentato.

In primo luogo, non esistono riscontri di alcuno dei segnali precursori della Triade di Macdonald o dell’ematofagia. Secondo alcune fonti, il giovane Nikolay non poteva neppure essere definito particolarmente solitario – un ragazzo come tanti, insomma.

Secondo, non esistono informazioni attendibili su quando e come abbia perso i suoi denti naturali. Vista la relativa agiatezza della famiglia e le unanimi descrizioni che lo dipingono come un uomo in salute, persino piacente, appare improbabile che la causa sia la semplice malnutrizione. Ciò circoscriverebbe il campo a una malattia, un incidente o un atto di violenza.

Negli ultimi due casi, il trauma potrebbe aver comportato un danno cerebrale o settale, che potenzialmente spiegherebbe l’assenza dei precursori testé menzionata.

Terzo e ultimo fatto oscuro della gioventù di Dzhumagaliev è la scomparsa di una delle sorelle, che una singola fonte colloca nel 1967. Interrogato sul punto, Kolya l’Orco ha declinato ogni responsabilità, liquidando sommariamente l’argomento come qualcosa di scarso interesse. Non risultano indagini successive a riguardo.


Nikolai Dzhumagaliev: maturità e primo omicidio

Abbandonata l’ambizione di una formazione superiore, Nikolai Dzhumagaliev – che aveva il vezzo di definirsi discendente di Gengis Kahn - lavora brevemente come elettricista nel suo villaggio natio prima di cominciare a spostarsi per l’Unione Sovietica.

Pratica vari lavori saltuari, senza mai fermarsi nello stesso luogo per più di tre mesi. Si ha notizia di un suo impegno come mozzo nell’Atlantico, elettricista per la società GRES a Pechora, partecipante a una spedizione nel Komi (forse la Kama Ethnographic Expedition avviata nel 1975), autista di mezzi pesanti a Aldan, infine manutentore di linee elettriche a Murmansk, Salechard, Bilibino e Magadan.

Ovunque vada, Džurmongaliev stenta a integrarsi. Più tardi dichiarerà di essere stato disgustato dalle donne del nord, che bevevano, fumavano, imprecavano e dormivano con chiunque.

Dopo tanto vagabondare, nel 1977 Dzhumagaliev ritorna a casa, dove trova impiego come vigile del fuoco e lavora fino al primo arresto.

Secondo le sue dichiarazioni, è durante i turni di notte che matura la sua allucinante filosofia omicida, impiegando ben due anni per svilupparla e pianificare il primo delitto. Tuttavia, tali affermazioni sembrano più che altro un tentativo di giustificazione ex post, in particolar modo vista la sua condotta sessuale.

A dispetto del suo dichiarato odio per la promiscuità delle donne straniere, Nikolai ha infatti un discreto successo con il gentil sesso, e non si risparmia a rapporti occasionali con donne di etnia non khazaka. Per sua stessa ammissione, mantiene anche una relazione stabile con Tatiana Ya fin dal ‘77, che perdura almeno fino al primo arresto.

Appare invece credibile la descrizione di un macabro sogno ricorrente, nel quale vedeva parti smembrate di corpi femminili fluttuare attorno a sé.

È generalmente accettato che la discesa nella follia di Džurmongaliev sia stata contrassegnata da tre tappe fondamentali, due disavventure sessuali e una grave delusione amorosa. Nel corso degli esami psichiatrici effettuati più tardi, Zanna di Ferro afferma di aver contratto la sifilide da Tatiana P. e la tricomoniasi da un’altra ragazza, Lyuba (altre fonti la chiamano Olga), rispettivamente nel ’77 e nel ’78.

Questi episodi rafforzano la sua convinzione che tutte le donne siano sgualdrine, tant’è che dopo l’arresto dichiarerà: "Tutte le disgrazie provengono da loro – l’ingiustizia, la criminalità".

Una foto del serial killer kazako Nikolai Dzhumagaliev

La svolta definitiva è però attribuita al rifiuto di una donna khazaka che Nikolaj desiderava sposare. Da quel momento non cercherà più alcun coinvolgimento romantico, pur continuando ad avere rapporti consensuali con molte donne.

Il 25 gennaio 1979, un bambino incappa nei resti mutilati della sua prima vittima, che si scoprirà essere Nadezhda Yerofim, un’avventista del settimo giorno di un villaggio vicino a Uzun-Agach. Dzhumagaliev l’aveva notata mentre rincasava dalla chiesa, lungo la strada di Maibulak.

È l’assassino stesso, in seguito, a descrivere l’omicidio:
"Ho sempre amato la caccia, e andavo a caccia spesso, ma quella era la prima volta che cacciavo una donna… Ho sentito l’eccitazione martellare dentro di me e mi sono avvicinato. Lei ha udito i miei passi e si è voltata, ma io le sono corso incontro e l’ho afferrata per il collo, trascinandola verso la discarica. Fece resistenza, così le ho tagliato la gola con il coltello. Poi ho bevuto il suo sangue.

A questo punto, dal villaggio è apparso l’autobus della fabbrica. Mi schiacciai a terra, accovacciato accanto al cadavere. Mentre rimanevo immobile, le mie mani diventarono fredde. Quando l’autobus è sparito, ho scaldato le mani sul corpo della donna e l’ho spogliata, diventando il suo macellaio. Ho tagliato i seni del cadavere insieme a strisce di grasso, tagliato le ovaie, separato bacino e fianchi. Poi ho infilato tutti questi pezzi nello zaino e li ho portati a casa.

Ho sciolto il grasso, e con un po’ di sale l’ho mangiato come pancetta. Una volta ho usato un tritacarne per farla fina, e ho fatto delle polpette. Ho mangiato tutta la sua carne da solo, non l’ho offerta a nessun ospite. Due volte ho fritto cuore e reni. […] Ho mangiato la carne di questa donna per circa un mese".


Un'immagine artistica del serial killer kazako Nikolai Dzhumagaliev

Le autorità sovietiche considerano gli avventisti quasi alla stregua di una setta, e concentrano le indagini nella direzione di un omicidio rituale, che ovviamente si rivelerà un binario morto.
Zanna di Ferro rimane impunito, inaugurando così una stagione di massacri.

È giusto precisare che qualche fonte indica questo omicidio come il secondo, collocando il primo nel 1978 o addirittura nel ’77 (ad Almaty), ma la versione più accreditata è quella esposta sopra. Vale la pena ricordare che le informazioni su questo periodo sono confuse, frammentarie e spesso in contraddizione.

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