Vampiri a Modena: Claudio Vergnani intervistato da Simone Corà

Libri > Interviste > LaTelaNera.com ha intervistato Claudio Vergnani, l'autore dei romanzi Il 18° vampiro e Il 36° giusto

Vampiri a Modena: Claudio Vergnani intervistato da Simone Corà Simone Corà si è armato di aglio e paletti ed è andato a intervistare Claudio Vergnani, autore per Gargoyle Books di due romanzi che vedono per protagonista un gruppo di cacciatori di vampiri. Il più recente, Il 36° giusto, è in libreria da qualche mese...


[La Tela Nera]: Il 36° giusto ha una struttura differente, rispetto a Il 18° vampiro: pur mantenendo i protagonisti, gli avversari e le rispettivi motivazioni, non possiede una storia vera e propria con un inizio, un corpo e una fine, ma sembra più che altro un’interessante serie di lunghi racconti tra loro strettamente legati. È stata una precisa strategia o qualcosa nato in modo più naturale?
[Claudio Vergnani]: L’idea era quella di non propinare la classica minestra riscaldata, proponendo cinicamente un sequel sbiadito de Il 18° vampiro. Sarebbe stata un’operazione disonesta nei confronti dei lettori che mi avevano seguito ed apprezzato. Ho scritto quindi un romanzo differente, a suo modo innovativo, sincero per ispirazione, contenuti e stile, che non tradisse però le atmosfere del primo romanzo che i lettori avevano amato. È anche un romanzo di raccordo, ovviamente, che introduce il giusto climax per godere al meglio de L’ora più buia, la parte essenziale della trilogia.

[LTN]: Attualmente, perlomeno in Italia, sei uno dei pochi, se non l’unico, ad aver ridato al vampiro una raffigurazione mostruosa e sanguinaria, certamente lontana dalla figura nobiliare di Dracula e simili, ma per nostra fortuna, e per questo non smetteremo mai di ringraziarti, agli antipodi del vampiro romantico tanto di moda in questi tempi. Cosa ne pensi di questa narrativa dell’orrore all’acqua di rose? E hai mai temuto, scrivendo i tuoi romanzi, che al solo leggere la parola “vampiro” qualche lettore potesse scambiarti per il solito scrittore young adult?
[CV]: Vi ringrazio per l’elogio, che spero di meritare. Cosa penso della narrativa dell’orrore alla Twilight? C’è spazio per tutti. Non è il mio genere, ma una larga fetta di pubblico pare apprezzarla. Non ho alcuna preclusione. Si può scrivere male di vampiri tradizionali e benissimo di vampiri fighetti. E viceversa.
Scrivendo di vampiri si rischia di essere etichettati, certamente. È un timore che avevo. L’ho fatto ugualmente perché credevo e credo nella validità di ciò che scrivo e come lo scrivo. I miei romanzi non sono perfetti, ma lasciano qualcosa al lettore. Un’atmosfera, una descrizione, un episodio, un personaggio. Qualche riflessione. Non è scontato.

Il 18° vampiro (Gargoyle Books)[LTN]: Il tuo stile è molto descrittivo, ma è forte, carico, affascinante, inoltre mostri una ricerca del dettaglio sanguinolento e putrido davvero incredibile, e sensazioni di disagio, stanchezza e dolore ne escono intense e realistiche. Mi viene così da pensare a una scrittura attenta e minuziosa: come scrive, quindi, Claudio Vergnani? Quanto, delle descrizioni dei tuoi orrori, nasce spontaneamente, di getto, e quanto invece ha bisogno di riletture, controlli e riscritture?
[CV]: Descrizioni e atmosfere mi sono proprie e vengono di getto, è il mio stile. Ma la rilettura è un momento fondamentale. Eliminare le ripetizioni, le ridondanze, scegliere con accuratezze termini e aggettivi, valutare il giusto ritmo, tutto ciò è essenziale per come scrivo. È anche un atto di umiltà: nulla è così perfetto da non poter essere migliorato.

[LTN]: Un altro aspetto caratteristico del tuo modo di scrivere è la dirompente parte ironica, un’ironia brutale e volgare che esplode soprattutto nei dialoghi, spesso irresistibili, senza però mai sbilanciare la pesante cupezza della storia. Come riesci a trovare questo equilibrio?
[CV]: Come ho detto tante volte mi ritengo un lettore che scrive, il che significa che scrivo ciò che a me per primo piacerebbe leggere. Quindi, se desidero che qualcuno abbia la bontà di leggere (e apprezzare) ciò che propongo, ho quantomeno l’obbligo di offrire qualcosa che sia originale, piacevole e – entro certi limiti – innovativo. L’obiettivo è creare uno stile dove ironia, profondità e temi horror (anche molto cupi e gore) possano fondersi in uno stile estraniante, divertente e coinvolgente per il lettore. Fateci caso, molto spesso la lettura di genere solo in apparenza propone una grande varietà di temi. In realtà si tratta della continuazione, non di rado bidimensionale, del medesimo, infinito, ripetitivo romanzo dove solo nomi, epoca e luogo vengono cambiati. Ecco, pur nel mio piccolo, io non volevo scrivere nulla del genere. Non per orgoglio, ma perché sarebbe stato soltanto un moltiplicare parole inutili.

[LTN]: Parliamo di Vergy, idolo indiscusso dei due romanzi. Come nasce? Quanto c’è di vero e quanto di fittizio in questo personaggio? E, soprattutto, quante parolacce sa dire al minuto? In generale, quanto prendi spunto dalla realtà per creare i tuoi personaggi e le tue storie?
[CV]: Di lui mi viene chiesto spesso. A quanto pare ha colpito la fantasia dei lettori. Posso solo ripetere ciò che ho già detto: i personaggi principali dei miei romanzi esistono veramente. Alcuni, come ad esempio Gabriele, sono reperibili su Facebook. Certo, mi sono preso delle licenze. Ma nemmeno troppe, a dire il vero. Vergy (che ovviamente non si chiamava così) era un mio ex commilitone ai tempi del Libano. Non so che fine abbia fatto. Non so nemmeno se sia ancora vivo. Ho un ricordo vivido di lui, e quando scrissi la mia prima riga sapevo benissimo che avrei scritto anche di lui. È, tra l’altro, anche il protagonista di alcuni romanzi noir che ho nel cassetto e che forse un giorno proporrò. Era un uomo talmente complesso da apparire semplice. Scrivere di lui fu anche un atto di stima.

Il 36° giusto (Gargoyle Books)[LTN]: Sappiamo tutti quante difficoltà incontra un autore prima di riuscire a pubblicare il proprio esordio. Tu hai firmato con Gargoyle Books, da anni realtà affermata nel campo dell’orrore, e sei un po’ una delle speranze per noi scrittori dell’orrore, un esordiente che ha pubblicato il suo primo romanzo con un editore importante e riconosciuto, attento anche ai nomi meno famosi o del tutto nuovi. Come hai raggiunto questo traguardo? E come ti trovi con Gargoyle?
[CV]: Non posso che trovarmi bene ed essere grato per la fiducia che mi hanno concesso. Il dottor Paolo De Crescenzo è un vero e proprio nume tutelare dell’horror nostrano e non, e lo staff è estremamente valido (cito tra gli altri Costanza Ciminelli dell’ufficio stampa che svolge un lavoro straordinario). Sono stato molto fortunato e ne sono consapevole. Ho spedito il file alla casa editrice ed è andata bene al primo colpo. Ripeto, sono stato molto fortunato. Lavorando duramente sui seguiti sto cercando di ripagare tanta fiducia e fortuna.

[LTN]: Domanda inevitabile: il mercato e-book sembra stia finalmente prendendo piede anche in Italia, grazie ai vari e-reader, ormai sdoganati e alla portata di tutti. Cosa pensi dei romanzi digitali? Credi che ci sia posto, per loro, nel futuro editoriale italiano o sarà soltanto una “moda” passeggera?
[CV]: Non sono mai contrario al progresso, ma credo fermamente che il libro cartaceo, che sopravvive da secoli, continuerà ad essere insostituibile. Poi, ben venga l’ e-book.

[LTN]: Nel corso dell’anno uscirà il tuo nuovo romanzo, L’ora più buia, nuovo capitolo dei nostri acchiappavampiri preferiti. Puoi anticiparci qualcosa?
[CV]: Certo. È il capitolo finale della trilogia, quello che da un senso compiuto all’intera storia, chiudendola in un cerchio ideale. Non posso entrare nei dettagli per non rovinare la sorpresa (e se lo leggerete capirete a cosa mi riferisco), ma posso dire che non sarà solo un horror, ma anche e sopratutto una riflessione seria e onesta sui limiti umani di fronte all’orrore, alla fine delle speranze e alla disperazione, ma anche sulle risorse – speculari agli aspetti appena citati – di coraggio e determinazione in situazioni estreme. Con l’aggiunta di una sorpresa finale che credo rimarrà a lungo nella memoria del lettore.


Simone Corà è nato nell’anno de La Cosa di Carpenter. Laureando in Scienze dell’Educazione, dopo un sorvolabile passato da operaio, falegname e orafo, è stato finalista, podista e vincitore in diversi concorsi letterari. Ha pubbicato molti racconti in antologie e in riviste come Cronaca Vera.
Articolista da sempre per i portali Latelanera.com, Scheletri.com e Cinemahorror.it, collabora dal 2008 con Edizioni XII in veste di editor per le pubblicazioni Web prima e con quello di editor e copywriter poi.
Blog Personale: welcome-to-midian.blogspot.com.


Vampiri a Modena: Claudio Vergnani intervistato da Simone Corà
Intervista realizzata da: Simone Corà
Pubblicata il 24/05/2011

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