In controtendenza rispetto al resto dell’Europa, la produzione di film horror spagnoli continua a segnare il passo con una serie di pellicole convenzionali girate in maniera anonima che sembrano pensate apposta per avere un breve seppur proficuo impatto sul mercato internazionale.
Questa volta Jaume Balagueró ([REC 2], Darkness, [REC], Nameless - Entità nascosta), dopo le magioni infestate e i riti satanici prova con Fragile - A Ghost Story ad affrontare altri potenti luoghi comuni e stereotipi del genere ma lo fa senza una minima traccia di personalità, sfornando una pellicola che spiraleggia fra noia, convenzione e dejà vu.
Una Calista Flockhart (Ally McBeal) inespressiva e legnosa si dibatte fra corridoi male illuminati, bicchieri che traballano e ombre che passano in giro per le stanze di un ospedale che non riesce a inquietare quanto e come dovrebbe, complice la fotografia cinerea di Xavi Gimémenz (L'uomo senza sonno, The Abandoned, Transsiberian) che tutto nasconde e ottunde anche quando dovrebbe fare il contrario.
Il solito, ritrito trauma nascosto nel passato della protagonista aggiunge amarezza alla vicenda motivando le gesta della presunta eroina più con il bisogno di riscatto che con il reale altruismo o sacrificio. Ci sono tutti gli stilemi necessari a una pellicola di questo genere, ivi comprese le consuete assurdità logiche (un secondo piano abbandonato e tenuto chiuso per 40 anni solo in seguito a una morte? In un ospedale? Per non parlare del non-sequitur alla defenestrazione dell’inserviente…), ma non basta avere a disposizione i vari ingredienti, bisogna saperli anche cucinare e questo distingue (e crea sempre più un abisso di anno in anno) i registi dotati di curiosità e talento da quelli vogliosi di conformismo e affermazione.
Al completo anche il corredo dei vari personaggi tipici, come se si cercasse di terminare un album di figurine, dall’eroina fragile ma risoluta al medico un po’ triste ma disponibile e belloccio, all’inserviente nero e pelato che è saggio perché “ne ha viste di cose” fino alla caposala anziana, fredda e stronza passando dal classico must del guardiano notturno che ascolta il metal in cuffia fino al caravanserraglio dei vari bimbi dolci, sofferenti e sensibili. Minestra vecchia di anni che, appena riscaldata da qualche trucchetto, torna sempre buona per racimolare qualche dollaro fra madrepatria ed estero.
Ciliegina sulla torta Fragile - A Ghost Story la solita fregola post illuminista di voler spiegare sempre tutto a tutti i costi con il consueto meccanismo della ricerca (da sonno invincibile le scene nell’archivio a scartabellare documenti e foto) che giunge alla “terribile rivelazione finale” che tanto terribile o inaspettata non è… Si cerca di far luce quando si dovrebbe invece metter paura e addensare le ombre.
Peccato perché vi sono alcuni aspetti molto interessanti nella pellicola, partendo da una buona scelta delle location per poi passare a un efficace senso di provvisorietà dato dalle stanze dell’ospedale piene di cartoni e gente che trasloca per poi finire nella creazione di un nuovo totem orrorifico genuinamente spaventoso e sufficientemente originale come quello del fantasma “meccanico”.
Un finale "tenerone" e new age (che bara sulle premesse date in pasto allo spettatore ma piacerà a fidanzatini e bambini), un sonoro usato in modo terrorista e un montaggio particolarmente disastroso (basti la sola sequenza del blocco dell’ascensore e sua risoluzione) completano il quadro di una pellicola facilmente dimenticabile.
Fragile - A Ghost Story: ulteriore tappa in un processo di americanizzazione che il regista segue ormai da anni quando sia sul versante interno (Amenabar) che sul piano dell’horror europeo la propensione sembra essere quella di una ricerca distante da certe soluzioni ormai abusate.
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Titolo: Fragile - A Ghost Story
Titolo originale: Fragile
Nazione: Spagna Anno: 2005 Regia: Jaume Balagueró Interpreti: Calista Flockhart, Yasmin Murphy, Elena Anaya, Gemma Jones, Richard Roxburgh, Colin McFarlane, Michael Pennington
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