Marcel Petiot, la storia del serial killer

Nome Completo: Marcel André Henri Félix Petiot

Soprannome: Dottor Satana, Dottor Morte

Nato il: 17 gennaio 1897

Morto il: 25 maggio 1946

Vittime Accertate: 27

Modus Operandi: nella Parigi in mano ai nazisti attirava ignari "clienti" desiderosi di fuggire all'estero nel suo studio privato, dove li avvelenava o li asfissiava in una sorta di camera a gas: una volta uccisi venivano depredati di ogni avere.


Non è facile conoscere una persona della quale si possa dire "ha avuto una vita da romanzo" ma questa frase può essere riferita a molti degli assassini seriali già trattati sulle pagine de LaTelaNera.com.

Spietati killer seriali come Ted Bundy, Richard Kuklinski, Jack Unterweger, Carl Panzram o H.H. Holmes - al di là delle loro vicende violente e malate - per esempio hanno vissuto esistenze ricche di avventure e situazioni molto particolari.

Ma crediamo nessuno possa vantarne una come quella di Marcel Petiot, il serial killer francese - poi accusato di 27 omicidi e sospettato almeno di 63 - diventato noto col soprannome di Dottor Satana a causa del suo modus operandi. Per molti, essa fu arricchita di aneddoti e romanzata dopo la sua cattura, tuttavia alcuni eventi davvero incredibili sono storicamente confermati e dipingono un’esistenza tanto oscura quanto fortunata e movimentata.


Marcel Petiot: nome in codice "Eugène"

Parigi, 1943. La bandiera con la croce uncinata nazista sventolava sull’Arc de Triomphe, lo sbarco in Normandia e la successiva Liberazione della Francia erano ancora lontani dall’arrivare e la capitale parigina era sotto il duro controllo della Gestapo, la Geheime Staatspolizei, Polizia Segreta di Stato che accompagnava le truppe di occupazione tedesche nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Mentre metà della nazione era controllata dal regime filo-tedesco di Vichy, l’altra metà, compresa la capitale direttamente occupata, aveva una sola vera speranza: i Maquisards, più comunemente chiamati Maquis, coloro che si erano dati alla macchia unendosi alla Resistenza Francese.

Gli attentati contro obiettivi militari tedeschi, la raccolta di informazioni da passare agli Alleati anglo-americani e russi che ancora combattevano la Germania di Hitler, l’assassinio di singoli ufficiali e soldati tedeschi nelle aree occupate erano all’ordine del giorno, tanto che la repressione della Gestapo si fece via via più dura e feroce col passare dei mesi, quando le vittorie Alleate cominciarono ad aumentare e la sicurezza dell’invasore a diminuire.

Allo stesso tempo, la persecuzione nazista degli ebrei divenne sistematica e su vasta scala.

Si creò così una gran massa di persone - partigiani in pericolo oppure ebrei scampati ai campi di sterminio nazisti e anche disertori tedeschi spossati dalle lotte selvagge del fronte orientale contro i Russi - che dovevano vivere in clandestinità dentro una città di molti milioni di abitanti, nella quale persino i parenti potevano divenire delatori e costare la vita.

Fuggire con documenti falsi attraverso i Pirenei per passare nella neutrale Spagna e poi eventualmente in Sud America risultava la soluzione più saggia e sicura. A fianco dei sostenitori della Resistenza, vi era anche una nutrita schiera di opportunisti che, per il giusto prezzo, erano in grado di fornire passaporti contraffatti e ogni genere di lasciapassare.

A questa rete di supporto per i fuggiaschi, ormai fuori controllo, si oppose strenuamente la Gestapo, cercando in ogni modo di infiltrare propri agenti doppiogiochisti per smantellarla dalle fondamenta. Con sommo disappunto dei livelli direttivi della polizia segreta, a lungo gli agenti scomparvero misteriosamente entrando in contatto con un soggetto dal nome in codice di "Eugène".

Sicuri di essere di fronte a un importante elemento dei Maquis, la Gestapo, nella persona dell’agente Robert Jodkum, andò a fondo nell’investigazione e riuscì a individuare la vera identità di Eugène che altri non era se non il dottor Marcel André Henri Petiot Félix, meglio noto solamente come Marcel Petiot, un medico dal burrascoso passato, il genere di uomo che avrebbe potuto darsi al mercato dei documenti falsi, per patriottismo o per interesse.

Subito arrestato, insieme ad altri tre sospettati (Fourrier, Pintard e Nézondet) che lo inchiodarono con confessioni estorte, Petiot dovette trascorrere molti mesi nelle prigioni parigine della Gestapo, dal maggio 1943 al gennaio 1944. Fu torturato per ottenere i nomi degli altri appartenenti alla sua "cellula" della Resistenza francese, ma non rivelò mai nulla. Alla fine, la polizia segreta, impossibilitata a ottenere le informazioni che andava cercando, lo liberò.

Avremmo potuto essere davanti a un vero eroe e grande patriota francese, se Marcel Petiot non fosse stato un efferato serial killer che sfruttava quella copertura partigiana per dare sfogo alle proprie pulsioni.

Questa è la sua storia.


La vita da romanzo di Marcel Petiot: infanzia e adolescenza

Nato nel gennaio 1897 a Auxerre, in Francia, si dimostrò fin da piccolo molto intelligente, pur se incontrollabile e deviante. A cinque anni era in grado di leggere come se ne avesse dieci, ma già aveva la tendenza a isolarsi per "giocare con gli animali", dove il gioco comprendeva abusi e torture di ogni tipo sulle povere bestie.

A otto anni fu scoperto a distribuire fotografie pornografiche ai compagni di scuola, luogo in cui non seppe mai ambientarsi, tanto che a undici anni, rubato il revolver del padre, finì per sparare alcuni colpi di pistola in classe, nel corso di una lezione di storia, il che gli procurò diverse sanzioni disciplinari e il cambio di scuola.

Il 1912 fu un anno tragico per il quindicenne Petiot. La madre morì e il padre che si era trasferito altrove per lavoro, lo confinò da una zia, recidendo i legami genitoriali, anche per mettere a tacere i continui scandali che avevano colpito la famiglia per colpa sua.

Isolato, Petiot riuscì a farsi espellere da scuola, la prima di molte espulsioni da istituti scolastici differenti.

A diciassette anni fece il grande passo verso il comportamento criminale, finendo però davanti al giudice a causa di un curioso attentato a una cassetta postale, con il furto della corrispondenza e il danneggiamento di proprietà dello Stato. Lo stesso tribunale riconobbe che il ragazzo era fortemente disturbato e avrebbe dovuto essere sottoposto a un controllo psichiatrico più approfondito, dopo la sospensione della pena.

Comunque, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914 rese sempre più necessari i giovani, anche i più turbolenti, da mandare al fronte. Così fu che Petiot, dopo un insperato diploma in una scuola speciale di Parigi, venne arruolato nell’esercito francese e spedito sul fronte occidentale nel novembre 1916.


La vita da romanzo del serial killer Petiot: la guerra e il fronte

Una foto di un giovane Marcel PetiotContro ogni aspettativa si rivelò un ottimo soldato, capace di incanalare le proprie pulsioni violente contro il nemico, proprio nel periodo più cruento dello scontro franco-tedesco.

Questo idillio durò solamente sei mesi, dopo di che Petiot fu ferito e il ritorno alla vita semi-civile in un ospedale militare nelle retrovie fece riemergere con grande forza le sue stranezze comportamentali, tanto che per la prima volta fu inviato in una clinica psichiatrica per un valutazione approfondita.

In un periodo in cui la guerra non andava bene per la Francia e le malattie mentali erano spesso usate dai soldati per sfuggire alle carneficine delle mitragliatrici e dei gas asfissianti tedeschi, il livello di tolleranza verso i malati mentali era così basso che il giovane Petiot fu considerato abile al servizio e rispedito in prima linea giusto in tempo per assistere alla sconfitta della Germania e al successivo armistizio.

La vita in attesa del congedo definitivo dovette essere insopportabile per quest’uomo turbolento, perché scelse di spararsi un colpo di pistola in un piede pur di farsi congedare.

I suoi precedenti psichiatrici convinsero le autorità a effettuare una nuova perizia su di lui, pur lasciandolo tornare a vestire abiti civili con persino una pensione di inabilità pagata dallo Stato, in attesa di detta perizia.

Quando il suo caso fu riveduto nel 1920, il medico che ebbe sotto mano la sua pratica lo ritenne in via cautelare meritevole di un ricovero in manicomio, non appena fosse stato rintracciato.

E qui vi è il primo colpo di scena clamoroso della vita postbellica di Petiot.
Egli, infatti, si trovava già in un istituto psichiatrico, ma in veste di medico!

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