Donato Bilancia (pagina 4)

Guardiani e prostitute, metronotte e treni in corsa.
Gennaio 1998: sta guardando la televisione, si alza dal divano per andare in bagno e decide che deve assassinare qualcuno. Esce per individuare un bersaglio, sceglie Giangiorgio Canu, guardiano notturno. Lo segue per un paio di sere per capirne le abitudini e gli spostamenti, poi, la notte del delitto, lo aspetta nel portone della palazzina che sorveglia. Quando lo vede uscire dall’ascensore gli mette il giubbotto sulla testa e gli spara. Gli ruba il portafoglio, ma poi lo butta.
Passa poco più di un mese. Il 9 marzo si reca a Cogoleto, a trovare suo padre; dopo la visita carica in auto Stella Truya, una prostituta. La conduce in una galleria, qui hanno un rapporto sessuale, quindi la invita a scendere su una piazzola. «Guarda il mare» le dice. Le mette un asciugamano sulla testa, spiegando che non vuole che lei veda la sua targa. Le spara un colpo alla nuca, raccoglie l’asciugamano, ritorna all’auto e parte.
La sua corsa all’assassinio è ormai lanciata: in due mesi uccide altre nove persone. Il 17 marzo tocca a Ludmilla Zubckova, passeggiatrice di Albenga. Bilancia la raccoglie sul rettilineo della cittadina ligure e la convince ad andare a casa sua, con la promessa di un milione di lire. Dopo una fellatio la fa scendere dall’auto e la fa voltare. Spara anche a lei alla nuca.
Enzo Gorni, cambiavalute, muore tre giorni dopo, il 20 marzo.
Come già accaduto con Luciano Marro, Bilancia entra nel blindato per rapinarlo, poi lo uccide; dopo l’omicidio va a giocare al casinò di Sanremo.
A Novi Ligure, il 24 marzo, colpisce due metronotte: Candido Randò e Massimiliano Gualillo. Dopo aver individuato una villa con un cancello dotato di apertura a telecomando, che da esperto ladro sa forzare facilmente, si reca sul posto col transessuale John Zambiano, noto anche come Juli Castro. Lungo il vialetto che porta alla casa, parcheggia l’auto accanto a un albero, in modo che la portiera del lato passeggero non possa essere aperta. I due guardiani giungono a controllare. Bilancia spiega loro che ha trovato il cancello aperto e si è appartato con Juli, ma il viado, invece, avendo notato la pistola, dichiara che voleva usargli violenza. Uno dei sorveglianti dice all’altro di chiamare la centrale. A questo punto Bilancia spara a entrambi, poi tira due colpi al ragazzo che s’è nascosto dietro un cespuglio. I metronotte non sono ancora morti, li finisce con un proiettile ciascuno. Solo la vittima designata si salva: spinto forse dall’istinto di sopravvivenza, Juli Castro attacca e costringe Bilancia a una colluttazione. Alla fine il killer gli spara tre colpi, senza riuscire a ucciderlo. Da questo tentato omicidio scaturirà il primo identikit dell’assassino che sta terrorizzando la Liguria.
Messo in guardia dal fallimento dell’ultima aggressione, Bilancia decide di rubare un’auto per commettere il delitto successivo: invece della sua solita Mercedes, il 29 marzo usa una Opel Kadett per portare a Cogoleto Terry Asodo, prostituta nigeriana. Dopo il rapporto sessuale, la fa scendere dalla macchina: la ragazza forse lo vede prendere l’arma e cerca di scappare. Lui le spara, poi termina l’opera con un colpo alla testa.
Alcuni giorni dopo, su un giornale raccoglie un’inserzione che nasconde un’attività di prostituzione. Telefona e si reca all’indirizzo con l’intenzione di uccidere: ci va due volte, la prima per studiare il campo, la seconda per l’esecuzione. La donna, però, dinanzi alla pistola puntata alla testa scoppia in lacrime e chiede pietà: ha un bambino di due anni. Bilancia non ce la fa a premere il grilletto. Scappa lasciando Luisa Cimminelli viva: una testimone fondamentale.
Passano solo altri due giorni e siamo al 12 di aprile. Bilancia sale sul treno La Spezia-Venezia. Individua una donna sola in uno scompartimento e attende nel corridoio finché lei non si reca in bagno: la segue e apre la porta con una chiave falsa. Il suo rituale è ormai consolidato: giacca sulla testa e colpo di pistola. Le prende il biglietto, perché non ne ha uno, e attende venti minuti in bagno col cadavere finché il pendolino non ferma a Voghera. Scende e aspetta un altro treno per tornare a Genova.
Il delitto mette in allarme l’opinione pubblica ancora di più, in quanto la vittima è stata scelta a caso e al di fuori di ogni possibile “schema”. Non sono più soltanto le prostitute, o i cambiavalute o i metronotte, a essere in pericolo. Elisabetta Zoppetti era una persona comune, la prossima vittima potrebbe essere chiunque.
Ma Bilancia il giorno dopo, a Pietra Ligure, sceglie di nuovo una passeggiatrice: Mema Valbona, di ventidue anni. Le chiede da dove venga: quando si sente rispondere “Albania”, decide che può morire. Nel suo progetto, infatti, le prostitute uccise devono essere tutte di nazionalità diversa.
Con questo assassinio, la psicosi collettiva destata dall’esecuzione sul treno si attenua: pare che il serial killer sia tornato a colpire determinate categorie di persone e che quanto avvenuto il 10 aprile sia stato solo un episodio.
Questa timida speranza crolla in meno di una settimana. Maria Angela Rubino perde la vita sul treno Genova-Ventimiglia, il 18 aprile, uccisa da un colpo alla testa sparato attraverso la giacca. Bilancia questa volta si masturba accanto al cadavere, cosa che non aveva mai fatto in precedenza. Scende a Bordighera e con un taxi rientra a Sanremo, dove aveva lasciato la macchina.
La sua ultima vittima è Giuseppe Mileto: il 20 aprile, dopo una cena non pagata in un ristorante, Bilancia imbocca l’autostrada in direzione Genova e si ferma per fare rifornimento. Al benzinaio dice di non avere al momento denaro ma promette che tornerà a pagare il giorno dopo. L’uomo insiste per avere i soldi, la cosa gli manda il sangue alla testa. Lo minaccia con la pistola e si fa consegnare l’incasso della giornata. Intanto giunge una macchina e Mileto deve servirla, questi però cerca di comunicare al cliente cosa stia succedendo. Appena l’auto si allontana, Bilancia spara, si cambia d’abito, e va a saldare il conto al ristorante. Alle ventitré si reca al casino di Sanremo.

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Dossier scritto da:
Giuseppe Pastore

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