Enurèsi: pipì a letto e assassini seriali

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Enurèsi: pipì a letto e assassini seriali Enurèsi è la parola di origine greca che indica l’urinarsi a letto.

I bambini raggiungono il controllo degli sfinteri entro il quinto anno di vita (enuresi primaria), anche se la precoce scolarizzazione fa sì che verso i tre anni tolgano definitivamente il pannolino.

Circa un 10% di bambini continuano a "bagnare il letto" fino agli otto anni con una frequenza variabile (enuresi secondaria). Per alcuni l’enuresi si trascina fino all’adolescenza.

Oggi qualsiasi pediatra raccomanda di non far vivere al bambino l’enuresi come un problema, evitando ogni forma di punizione e di svegliarlo durante la notte per costringerlo a "mettersi sul vasetto".

Ancora oggi, purtroppo, un maschietto che continua a bagnare il letto può essere preso in giro dai coetanei e umiliato dai familiari che ignorano le implicazioni psicologiche del trasformare un semplice e comune disturbo in una malattia o, peggio ancora, in una "colpa".

Se consideriamo poi che l’enuresi può aumentare in casi di traumi - in particolare di violenze fisiche e psicologiche subite o viste ripetute nel tempo - si può capire come l’enuresi in alcuni soggetti si protragga anche nell’adolescenza, rischiando di diventare il marchio infamante di un ragazzo che non si trasformerà mai in "vero uomo" e che non riuscirà a stabilire relazioni soddisfacenti con i suoi pari, soprattutto di sesso femminile.

Ecco come l’enuresi in età adolescenziale, insieme alla crudeltà sugli animali e alla piromania, rientra di diritto nella Triade di MacDonald, ovvero tre delle caratteristiche comuni a molti serial killer.


Enurèsi: pipì a letto e assassini seriali
Articolo scritto da: Biancamaria Massaro
Pubblicato il 09/04/2013

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