Donato Bilancia (pagina 6)

A colloquio con Andreoli.
Proprio nella prigione padovana sono avvenuti i suoi incontri con lo psichiatra e neurologo Vittorino Andreoli: a lui ha raccontato tutto se stesso, a partire dall’infanzia fino agli omicidi, senza tralasciare nulla, aprendosi completamente anche per cercare di capire cosa in lui non funzioni, perché abbia ucciso.
Andreoli, dal canto suo, ascolta senza pregiudizi: non è coinvolto nei processi e non fa altro che raccogliere le esternazioni di un uomo che in qualche modo cerca aiuto.
Dalle conversazioni libere, emergono allora numerosi elementi d’importanza psichiatrica: l’infanzia infelice, le violenze psicologiche subite, un senso d’inferiorità nei confronti di tutti, il fallimento della propria vita sociale, l’enorme malessere causato dall’avere un pene “nano”.
Da questi elementi, Andreoli deduce gli aspetti più significativi della sua personalità.
Bilancia è masochista, in quanto non ha fiducia in se stesso e l’uccidere per lui si traduce in un continuo uccidersi: è per questo motivo che parla continuamente di suicidio e dice: «Sono convinto che la soluzione di tutto sia la mia morte. Vorrei che fosse una morte senza clamore, una notizietta di due righe: “Il detenuto Bilancia si è impiccato in cella”, punto e basta.»
Accanto a questo senso d’inferiorità emerge però una “grandeur”, un tentativo di mostrarsi migliore, una manifestazione esterna di grandiosità che compensi il nulla interiore.
Da rimarcare, perché estremamente importante nella sua vicenda, è anche il “senso dell’onore”, quella fedeltà ai propri impegni che addirittura lo spinge a grossi reati pur di non mancare alla parola data. È forse proprio per questo motivo che per Bilancia i tradimenti sono ancora più dolorosi: egli è una vittima di cui tutti si sono presi gioco, nonostante la sua grande lealtà.
E ancora è da sottolineare l’“infantilismo emotivo”: Bilancia critica i genitori ma va a trovarli almeno una volta alla settimana, parla del maestro ladro come del padre che avrebbe voluto.
In sostanza, egli è sempre in bilico tra ostentazione di grandezza esteriore e percezione negativa interiore, e quando questo fragile equilibrio si rompe del tutto, B2 prende definitivamente il sopravvento su B1. La depressione per l’ennesimo smacco lo porta a scegliere tra due alternative: punire Maurizio, o punire se stesso.
Sappiamo com’è andata.
Quello che non sappiamo ancora è invece cosa accadrà in futuro. Bilancia è stato condannato all’ergastolo: carcere fino alla morte. Non possiamo dunque fare a meno di chiederci se sarà capace di attendere la fine.
O se davvero prevarrà la sua domanda fissa...
«Che senso ha tenermi in vita?»

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