Max Gufler, la storia del serial killer

Nome Completo: Max Gufler

Soprannome: il Barbablù di Vienna, il Barbablù Austriaco

Data di Nascita: 1 maggio 1918

Data di Morte: 1966

Vittime accertate: 4

Modus Operandi: adescava vedove benestanti attraverso annunci sul giornale, diventava il loro compagno e le uccideva avvelenandone inscenando un suicidio e derubandole.


Sulle pagine di LaTelaNera.com abbiamo già parlato del più famoso serial killer austriaco, quel Jack Unterweger che tanta celebrità raggiunse a metà degli anni '90. Ma Unterweger non è ovviamente stato l'unico assassino seriale austriaco esistito, e neppure il solo ad aver raggiunto una certa notorietà.

A finire decenni prima sotto i riflettori della "fama", seppur per i motivi più sbagliati ed efferati, fu infatti il "mezzo invalido" Max Gufler, le cui vicende sono state a suo tempo paragonate a quelle di Henri Landru, il serial killer francese soprannominato Barbablù.

Andiamo a conoscere le vicende legate a questo criminale.


Max Gufler: prima della guerra

Poco si sa sull'infanzia di Max Gufler, salvo un dato molto importante, relativo alla sua salute. Max infatti, nato da una relazione illegittima, da piccolo fu vittima di un terribile incidente: venne colpito alla testa da una grossa pietra, subendo un grave trauma cranico.
Da quel momento la sua esistenza si riempì di imprevedibili episodi di violenza selvaggia e gratuita.

Così come per altri assassini seriali trattati sulle pagine di LaTelaNera.com, come Arthur Shawcross, John Wayne Gacy e Cayetano Santos Godino, quella lesione alla testa fu solo il primo passo verso un'esistenza estrememente "differente" da quella dei propri coetanei.

Ma il fato si accanì ulteriormente su Max.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in pieno svolgimento del proprio lavoro, ovvero l'autista di ambulanze per l'esercito tedesco, venne nuovamente ferito gravemente alla testa a causa dello scoppio di una granata.

Uscì (vivo) da questa esperienza fortemente menomato nello spirito e nel fisico.


Max Gufler: dopo la guerra

Terminata la guerra si dedicò a un'occupazione "tranquilla", quella del libraio. Vendette libri per sette anni nella cittadina dei Sankt Pölten (foto in basso), nella Bassa Austria, fino a quando nel 1951 conobbe e cominciò una relazione sentimentale con Herta Jonn.

La sua "bella" era la figlia di un proprietario di un chiosco di tabacco: ben presto Max abbandonò la sua occupazione e si fece assumere dal padre di lei, dimostrando uno spirito imprenditoriale decisamente "borderline" e rischioso. Cominciò infatti a vendere foto pornografiche, una tipologia di prodotto ai tempi molto richiesta ma altamente illegale.

"Baciato dalla fortuna" come di consueto, il suo traffico illecito di pornografia venne scoperto e trascinò con sè nel vortige della sventura giudiziaria anche Herta e suo padre, ignari di tutto. Tutti e tre finirono in carcere e il chiosco di vendita del tabacco rimase chiuso per sempre.

La città di Sankt Pölten, nella Bassa Austria


Max Gufler: dopo la prigione, vita da seduttore

Una volta uscito di galera Max Gufler dovette fronteggiare una situazione difficile: senza un lavoro e con pochi soldi rimasti rischiava un'esistenza di stenti e miseria. Ma trovò un modo tanto ingegnoso quanto malvagio per cavarsela.

Ogni guerra lascia dietro di sè ferite che impiegano anni per richiudersi, un vasto numero di vedove e una profonda mancanza di elementi maschili "da matrimonio".

Max sfruttò questa mancanza di "maschi adulti" sul mercato per proporsi come "uomo di fiducia", "amico", o "aspirante marito" a un vasto numero di donne sole e facoltose.

Il mezzo fu quello già usato da tanti altri "furbetti" col vizio dell'omicidio trattati su LaTelaNera.com, come Belle Gunnes, Bela Kiss, Albert Fish o il già citato Henry Landru: quello degli annunci matrimoniali sui giornali.

Gufler, che nel frattempo era diventato un commerciante ambulante di aspirapolveri, cominciò corrispondenze con tantissime donne sole, proponendosi come compagno di vita. E come prova d'Amore, per quelle che erano disposte ad "unirsi a lui", chiedeva una cosa semplice semplice: quella di ritirare tutti i risparmi e farglieli vedere prima del giorno del matrimonio.

Il modus operandi poi era quasi sempre lo stesso: Gufler portava a spasso la sua futura consorte in luoghi isolati, salvo poi avvelenarla con barbiturici o altre droghe e farla affogare, in modo da simulare un tragico suicidio e dileguarsi coi soldi.


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